STEFANO MITRIONE
EIGENGRAU: IL SENSO DEL BUIO E DELLA LUCE
Missione ecologica
Stefano Mitrione,
space carbon performance 2022 |
#NoCarbonUNA DENUNCIA NEI CONFRONTI DELL'ACCANIMENTO ALL'ESTRAZIONE PETROLIFERA E DELL'INQUINAMENTO DA ANIDRIDE CARBONICA
Il mondo materialeIl petrolio, il carbone, il catrame sono i materiali di riferimento per una denuncia ecologica in un mondo sempre meno pulito.
Ma poi c'è anche il gesso, il latte e il sale che con il loro candore tenteranno di lavare il magma che ci circonda. |
Missione ecologica _ Poetica espressiva _ Perchè Eigengrau _ Contenuti filosofici _ Opere e performance _ Eigengrau romanzo _ Marketing e sponsor
Poetica espressiva: il mondo onirico
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Stefano Mitrione, op029sm11, 51esima Biennale di Venezia, ex padiglione del Galles context
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Perchè Eigengrau:
il mondo del buio e della luce
Eigengrau è il colore del nulla, quello che vedi ad occhi chiusi non è nero, ma Eigengrau.
Un colore molto simile al nero, ma leggermente più chiaro e con una leggera velatura di rosso, il sangue che scorre nelle nostre palpebre.
Per me è il non-colore per eccellenza, il colore della notte e della penombra nei sogni, un non-luogo dove riposarsi per mettere in ordine le idee.
Poi c'è il tempo, il passaggio, la velocità.
Tutto questo è difficile da spiegare a parole, servirebbero delle immagini, decido quindi di usarle entrambi.
In un racconto, in un quadro.
Provo un'indiscutibile attrazione verso questo buio, mi fa sentire un tutt'uno con l'universo, spesso vedo dei lampi di luce bianca, immagino che siano stelle che esplodono in supernove.
Questo era forse quello che c'era prima del big-bang, un grande caos primordiale che mi ha visto nascere come intelletto, presenza, identità.
Un colore molto simile al nero, ma leggermente più chiaro e con una leggera velatura di rosso, il sangue che scorre nelle nostre palpebre.
Per me è il non-colore per eccellenza, il colore della notte e della penombra nei sogni, un non-luogo dove riposarsi per mettere in ordine le idee.
Poi c'è il tempo, il passaggio, la velocità.
Tutto questo è difficile da spiegare a parole, servirebbero delle immagini, decido quindi di usarle entrambi.
In un racconto, in un quadro.
Provo un'indiscutibile attrazione verso questo buio, mi fa sentire un tutt'uno con l'universo, spesso vedo dei lampi di luce bianca, immagino che siano stelle che esplodono in supernove.
Questo era forse quello che c'era prima del big-bang, un grande caos primordiale che mi ha visto nascere come intelletto, presenza, identità.
Io nel mio studio, 2003
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LA MIA NARRATIVA
Contenuti filosofici
TIPTRONIC: il mondo bohemien
Da "Paradigma 2 - Pozzanghera malinconica"
Arte dentro e fuori di me, espressione dell'io, del perché sono di fronte e dentro la vita, vissuta, oziata, strapazzata. Artista colui che vive l'arte, camminando, respirando, pensando un mondo immaginario, riflesso. Perduto nel boulevard di Parigi, arte del movimento, rifletto su come sono e su come sarò. Un mondo diverso mi avvolge, mi stringe, mi soffoca, mi rabbrividisce. Qui a Parigi piove ancora, piove forte, le mie scarpe sono fradice d'acqua, l'aria vagamente odorosa ci cibo e gasolio, e i pensieri, veloci e fugaci del voler dipingere, subito, in ogni dove. Che emozione da dentro il cuore, impulso violento del rosso mortale nel grigio melanconico della pozzanghera, e le mie mani macchiate di giallo, porpora e cobalto sanno ancora di trementina nel quartiere degradato della Gare du nord. Dalla finestra, ancora, il ticchettare ritmico dell'acqua dalla tonalità grigia come l'anima repressa, come le voci lontane e confuse della strada, come il rotolare infinito dei pneumatici nel porfido bagnato, e i clacson, anche loro, sanno essere grigi e monotoni, malinconici e grigi.
Arte dentro e fuori di me, espressione dell'io, del perché sono di fronte e dentro la vita, vissuta, oziata, strapazzata. Artista colui che vive l'arte, camminando, respirando, pensando un mondo immaginario, riflesso. Perduto nel boulevard di Parigi, arte del movimento, rifletto su come sono e su come sarò. Un mondo diverso mi avvolge, mi stringe, mi soffoca, mi rabbrividisce. Qui a Parigi piove ancora, piove forte, le mie scarpe sono fradice d'acqua, l'aria vagamente odorosa ci cibo e gasolio, e i pensieri, veloci e fugaci del voler dipingere, subito, in ogni dove. Che emozione da dentro il cuore, impulso violento del rosso mortale nel grigio melanconico della pozzanghera, e le mie mani macchiate di giallo, porpora e cobalto sanno ancora di trementina nel quartiere degradato della Gare du nord. Dalla finestra, ancora, il ticchettare ritmico dell'acqua dalla tonalità grigia come l'anima repressa, come le voci lontane e confuse della strada, come il rotolare infinito dei pneumatici nel porfido bagnato, e i clacson, anche loro, sanno essere grigi e monotoni, malinconici e grigi.
Azione: il senso della pozzanghera
Stefano Mitrione, Vogue Paris, 2003
Vogue Paris in black
Immagine di una pozzanghera scattata da Roby Schirer risale al 1983, quando c’era ancora il vecchio manto stradale.
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Nel 2003 mentre percorrevo a piedi una strada centrale di Milano vidi una rivista di Vogue Paris che galleggiava in una pozzanghera. Lo stato in cui si trovava era letteralmente incontemplabile ma decisi comunque di portarla via con me. Arrivato nel mio studio capii che ormai le pagine erano tutte incollate fra loro e che non c'era più nulla da fare. Ma non mi sentivo di buttarla perchè aveva ancora un suo inspiegabile fascino, quello appunto di una pozzanghera malinconica. Decisi così di abbellirla, forse il termine non è esatto dato che ci scarabocchiai sopra del verde, del giallo e dell'azzurro lasciando parzialmente visibile la scritta di Vogue e qualche cenno di rosa di un titolo. "L'arte sovrasta la moda", il concetto era quello. Asciugandosi la superfice della copertina divenne oltremodo ondulata e l'effetto della luce riflessa sembrava essere interessante. Un'emozione che ancora oggi ripercorre la mia vena artistica, quello della censura del consumismo, dell'abbattimento degli schemi preconfezionati della globalizzazione anche attraverso la trasformazione e la brutalizzazione dei contenuti espressi all'origine.
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LIBRAZIONE: il mondo dell'ombra
Ad ogni essere vivente di questo pianeta non è consentita l'osservazione della faccia nascosta del nostro satellite naturale, ma, per effetto della librazione, la superficie interessata non raggiunge la metà dell'intera superficie lunare ma solo il quarantuno per cento, pari a 15,5 milioni di chilometri quadrati. Grazie a questo fenomeno cosmico, e in alcuni periodi dell'anno, all'essere vivente è data la possibilità di scrutarne la parte visibile con una porzione in più pari a quasi il diciotto per cento dell'intera superficie. Quest'area di transizione, a volte nascosta e a volte visibile, è l'anello di congiunzione simbolico tra realtà e mistero, vita e morte, luce e oscurità. In realtà ogni essere vivente di questo pianeta nasce con un lato visibile che arbitrariamente chiamiamo vita, e un lato nascosto che a sua volta chiamiamo arbitrariamente morte. Ma per un effetto analogo alla librazione lunare ogni essere vivente dispone di un'area di transito, ne vita, ne morte, dove è possibile scrutarene il lato nascosto di se. ... L'essere vivente diventa umano alla conclusione dell'intero ciclo di vita che dalla nascita lo porta alla morte, solo con questo processo apparentemente chiuso si compie la ragione dell'esistere, altrimenti non saremo predisposti a diventare degli esseri umani ma qualcosa di diverso. La vita è come una stanza con due porte, una senza maniglia dalla quale siamo entrati e dalla quale non possiamo più rientrarvi, e una con la maniglia oltre la quale non conosciamo cosa ci sia, ma che una volta aperta ci risucchierà inesorabilmente nel lato nascosto di noi stessi. Quindi la morte è il lato nascosto di ognuno di noi, non una parte inesistente del nostro essere. Da questo concetto fondamentale dell'essere partiamo con più serenità verso un viaggio all'interno del paradigma esistenziale cercando di comprenderne il senso. "Finché ci sono io c'è la vita, quando c'è la morte non ci sono più io" da una citazione filosofica di Margherita Hack dove si affronta il tema della mono-individualità. In realtà il concetto può anche affascinare gli agnostici ma fa acqua da tutte le parti se si pensa in termini di identità collettiva e non mono-individuale. Di fatto non posso pensare che ogni qualvolta ci sia una morte ci sia specularmente anche un nuovo nulla. Questo implicherebbe la distruzione dell'intero sistema, come ad esempio quello cosmico conosciuto, ogni qualvolta un essere vivente diventasse non vivente. L'Universo si trasformerebbe di conseguenza in una fabbrica di infiniti nulla creando inevitabilmente il collasso del sistema stesso. Basti pensare che nel nostro pianeta, secondo una stima di Carl Haub per conto dell'organizzazione non-profit Population Reference Bureau, sono vissuti oltre 106 miliardi di esseri umani mentre attualmente ne sono in vita poco più di sette, circa il quindici per cento del dato complessivo dalle nostre origini ad oggi. Un dato questo che statisticamente tenderebbe a diminuire esponenzialmente verso un numero talmente piccolo da annichilire l'intera esistenza. Quindi ritengo improbabile che a seguito della morte dell'essere vivente ci sia un vuoto incolmabile. Semmai, e nella peggiore delle ipotesi, ci potrà essere un vuoto provvisorio ma che presto si riempirà di qualcos'altro, altra materia, altra energia. E' un nostro limite di calcolo che pone il nostro cervello a dubitare di tutto ciò che avviene all'esterno in maniera invisibile, se non è visibile non esiste, come per i nostri lontani antenati quando guardavano in cielo la superficie piatta della luna. Allora non sorreggeva neppure l'idea di una faccia nascosta. In realtà l'essere vivente vede le cose in modo bidimensionale perché la tridimensionalità implica il mistero della parte occultata alla vista. Solo con l'esperienza scientifica tutte le cose acquistano man mano una valenza tridimensionale cercando di dare informazioni sempre più precise del loro lato nascosto. Ecco perché non riusciamo a comprendere ancora il concetto di morte, non riusciamo a darli una valenza tridimensionale in quanto non abbiamo dati sufficienti. E mai ne avremo se non ne facciamo esperienza diretta, ma qui entra in gioco l'effetto della librazione lunare.
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Opere e performance
La pozzanghera malinconica
Il passaggio del tempo
Eigengrau, installazione pittorica con supporto video performativo del processo esecutivo.
Il mondo della luce
Eigengrau, installazione pittorica con supporto video performativo
MILK AND CARBON 1
Il latte materno contrapposto all'inquinamento da anidride carbonica. Luce e ombre nell'Univeso.
Il latte materno contrapposto all'inquinamento da anidride carbonica. Luce e ombre nell'Univeso.
MILK AND CARBON 2
Il latte materno contrapposto all'inquinamento da anidride carbonica del settore automobilistico.
Il latte materno contrapposto all'inquinamento da anidride carbonica del settore automobilistico.
CONTINUITY
L'arte esce dalla sua sede ideologica e culturale perchè appartiene al tempo e non alla materia.
Il latte cerca di lavare il catrame.
L'arte esce dalla sua sede ideologica e culturale perchè appartiene al tempo e non alla materia.
Il latte cerca di lavare il catrame.
DELETED BEETLE ENGINES
Un viaggio nel tempo per cancellare l'errore del motore a scoppio.
Un viaggio nel tempo per cancellare l'errore del motore a scoppio.
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EIGENGRAU romanzo
IL ROMANZO: PREMESSA
Cos'è l'essere vivente.
Esiste un unico essere vivente generato da un'unica esplosione primordiale, il suo nome è Io. Io è l'identità cosmica che avvolge e penetra il tutto e come tale osserva, percepisce, analizza e calcola. Un'unica identità che vive nello spazio-tempo senza alcun limite di misura. L'esperienza di Io si evolve con il suo proliferare, moltiplicarsi, ed estendersi verso l'esterno ad una velocità superiore a quella della luce. Una continua ramificazione che genera identità secondarie e terziarie in infiniti livelli fino alle ramificazioni di questo preciso momento. Ma tutti siamo figli della stessa identità primordiale e assoluta, e in essa ritorneremo alla fine del ciclo universale. Ad ogni morte di un essere vivente la materia si dissolve mentre l'identità si ramifica altrove. Il processo è continuo e inesorabile e si contrarrà solo quando il processo di ramificazione avrà dato le risposte necessarie all'evoluzione di Io.
Cos'è l'essere umano.
L'essere vivente che conclude il suo ciclo di vita nel nostro pianeta si può definire un essere umano. Altrimenti sarebbe qualcosa di diverso. Il protocollo dell'essere umano consiste nel dare risposte alle domande a lui poste, risolvere calcoli di probabilità utili al sistema, e generare energia utile alla perpetuazione della specie e quindi del sistema. L'essere vivente che compie il suo ciclo di vita nel rispetto dell'energia a lui affidata per la perpetuazione del sistema viene elogiato alla massima espressione di essere umano. Diversamente sarebbe qualcosa di diverso e comunque non un essere umano.
Cos'è il nulla.
Per comprendere il nulla occorrerebbe un cervello fatto di nulla, ma siccome il nostro cervello è fatto di materia, non possiamo comprenderlo. Sostanzialmente il nulla non esiste in quanto non è sperimentabile da nessun tipo di esperimento scientifico o filosofico. Effettivamente però esiste per un'istante infinitamente piccolo in quanto a contatto con l'esistenza annichilisce. Anche nel caso fosse di grande durata spazio-temporale la sua percezione equivarrebbe a zero. Per questo motivo il concetto di morte legato a questo stato estremo della cognizione non ha motivo di esistere. Il vuoto eventualmente percepito dall'esperienza diretta sarebbe immediatamente colmato da una nuova esistenza diversa o uguale a quella precedente. Il concetto comune di vuoto parte dal presupposto che sia nato prima della materia e dell'energia e che questi due elementi siano contenuti a loro volta al suo interno in una proporzione ampliamente inferiore. Ma se provassimo a invertire le cose, ad esempio che il vuoto si sia formato come una bolla all'interno di uno spazio infinito colmo di materia e energia, il concetto di vuoto, e quindi di nulla, sarebbe sovvertito e apparirebbe come un naturale effetto collaterale dell'esistenza. L'esistenza non sarebbe più una casualità ma semplicemente la condizione naturale all'interno dello spazio-tempo, mentre il nulla sarebbe l'evento straordinario nato nel suo grembo al fine di ristabilire equilibrio e complicità tra materia e energia. Quindi il vuoto e di conseguenza il nulla non devono necessariamente essere immaginati come qualcosa di potenzialmente negativo e addirittura letale per l'essere vivente. Da questa sorprendente e nuova cognizione si intuisce che l'essere vivente non è stato generato nel nulla ma bensì nella materia e nell'energia, e il suo destino rimarrà sempre rilegato a questi due elementi essenziali alla comprensione di se e dell'intero sistema.
Cos'è l'infinito.
L'essere vivente non può comprendere la dimensione dell'infinito perché entrerebbe in conflitto sulla concezione di nascita e morte della propria esistenza. Sarebbe opportuno immaginare questa dimensione come uno spazio o un tempo elastico di misura ragionevole e definita, dove solo il pensiero può interagire deformandoli al proprio bisogno di esplorazione. Quindi l'infinito non è reale ma è subordinato alla percezione e all'indagine di un singolo essere vivente. Di conseguenza l'infinito non corrisponderebbe a qualcosa di immensamente grande, ma a qualcosa di potenzialmente estendibile. E' l'essere vivente con il suo naturale bisogno di esplorazione a modificarne la struttura espandendolo solo nella direzione voluta e per un periodo di tempo predeterminato e non assoluto.
Cos'è la morte.
E' la trasformazione immediata da uno stato dell'essere vivente ad un altro di maggiore espressività cosmica. Anche la nascita di un essere vivente è a seguito di un passaggio da uno stato di minore espressività. Il feto considera la sua nascita come l'abbandono di un mondo conosciuto e confortevole verso uno sconosciuto e probabilmente letale. Il tunnel di luce che lo porta verso il nuovo mondo potrebbe essere comparabile a quello specularmente sperimentato nei casi di pre-morte. La morte è quindi un periodo di transito temporalmente definito e non uno stato di stagnazione.
Cosa c'è oltre.
A causa del protocollo di calcolo l'essere vivente non può effettuare ragionamenti che abbiano a che fare con l'infinito. E' una deformazione dello stesso metodo di calcolo impostato geneticamente nel nostro cervello che prevede che qualsiasi cosa o qualsiasi ragionamento, debba essere necessariamente contenuto in un contenitore. Il concetto di scatola è il principale limite cognitivo che impedisce l'analisi complessiva del sistema: il cervello è a sua volta contenuto nella scatola cranica, viviamo e ci muoviamo in delle scatole, e quando pensiamo a cose veramente grandi ed estreme anche queste vengono immaginate come delle grandi scatole in cui avviene l'azione o il pensiero. E questo è un grande limite per poter analizzare con obiettività cosa c'è oltre al conosciuto. Un buon metodo per sovvertire questo limite a nostro favore è pensare con il concetto di anti-scatola. Ad esempio se immaginiamo l'Universo come un'immensa scatola con al suo interno galassie, stelle e pianeti, faremo molta difficoltà nel comprendere il concetto di infinito, in quanto ci porremo sempre la stessa domanda: cosa c'è oltre la scatola?. Ma se invece ribaltiamo la situazione e mettiamo galassie, stelle e pianeti al di fuori di una scatola pre-dimensionata, ecco che il limite di infinito ci apparirebbe più ragionevole, in quanto il limite di grandezza del nostro Universo virtuale avrà un confine a noi noto, la scatola stessa, e non ci preoccuperemo più di stabilire un ulteriore limite esterno potenzialmente infinito oltre a quello da noi già verificato nell'esperimento.
Chi siamo. L'isola che voleva essere Io.
In un arcipelago di isole pensanti la più vanitosa si convinse di essere la più bella del gruppo. Ma un'inesorabile siccità prosciugò l'acqua che le divideva e l'isola vanitosa scoprì ben presto che la sua presunzione non aveva alcun metro di confronto in quanto tutte le isole del gruppo, se stessa compresa, altro non erano che un'unica grande isola. L'acqua fungeva da isolante tra le isole proprio come la plastica isola i cavi elettrici. Ma l'energia proviene da un'unica fonte ed è solo la plastica a dare forma ai miliardi di cavi elettrici che portano l'elettricità nelle nostre case. E noi?. Siamo anche noi un'unica grande fonte d'identità frazionata dall'isolante dei nostri corpi?. Siamo anche noi un'isola di presunzione quando ci confrontiamo con gli altri?. Un grande profeta, Gesù, ci insegno di amare il prossimo tuo come te stesso. Una coincidenza o era veramente a conoscenza di un grande disegno di unificazione cosmica?. E quando disse che è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio, era anche a conoscenza del fatto che effettivamente, comprimendo gli atomi della materia, il cammello poteva benissimo oltrepassare il piccolo foro?. E se fossimo degli avatar periferici la cui unica identità risiede in un unico punto dello spazio-tempo?. Avatar dotati di una seppur propria e caratteristica personalità ma che devono rendere conto ad un unico iper-Io?.
L'iper-Io.
Sostanzialmente ognuno di noi vuole essere se stesso ma siamo certi che il nostro vero Io risiede all'interno del nostro corpo?. Io incomincio a dubitarne e ho ipotizzato un esperimento che potrebbe sorreggerne la teoria. Immaginiamo di essere rinchiusi all'interno di una stanza priva di qualsiasi fonte di luce, naturale o artificiale, inodore e assolutamente asettica. Immaginiamo ora di essere collegati tramite Internet ad un sistema androide a realtà aumentata, dove immagini, suoni, odori e sensazioni tattili ci vengono restituite virtualmente da una seconda unità robotica dall'altra faccia del pianeta. Tutto ci apparirà estremamente artificiale e claustrofobico, ma presto il nostro cervello inizierà ad adattarsi e a convincersi sempre più di non essere contenuto nella stanza in cui realmente si trova, ma all'interno del nostro robot che contrariamente restituisce emozioni percettive sempre più reali e soddisfacenti all'autoidentificazione di se. Penso di conseguenza e con limitato scarto di errore che non occorrano molti minuti che la nostra identità abbandoni il nostro corpo fisico e si sposti nell'altra faccia del pianeta. Ma questo è l'Io-cosciente adattato alla nuova situazione di vita, mentre avremo un iper-Io geolocalizzato nella stanza buia, silenzioso ma vigile sulla nuova realtà esterna. Questo esperimento potrebbe sorreggere la teoria della mono-identità da cui possono proliferare un numero elevatissimo di Io-locali disseminati in tutto l'Universo. Ognuno di noi sarebbe quindi discendente di un unico iper-Io cosmico, ma disporrebbe di ulteriori caratterizzazioni specifiche e adattate al proprio micro-cosmo. Queste particolarità caratteriali coadiuvate da un personale involucro materiale darebbero infine la sensazione di vivere un proprio Io ben definito completamente distinto dagli altri Io-locali e soprattutto dall'iper-Io cosmico.
Cos'è l'Identità.
Spesso confusa con l'individualità del proprio essere l'Identità è invece onnipresente. Spesso immaginata come un punto di dimensioni minime all'interno di uno spazio-tempo di dimensioni infinite, l'Identità e invece un fluido che occupa l'intero spazio-tempo nella sua complessità. Una sorta di energia di fondo che occupa equamente l'intero Universo in modo analogo all'informazione digitale che occupa l'intero etere terrestre in attesa di diventare fruibile attraverso l'uso di un decodificatore come ad esempio un televisore. Quando osserviamo una trasmissione televisiva è ad un certo punto spegniamo l'apparecchio televisivo, non ce ne accorgiamo ma quella trasmissione è ancora attiva attorno a noi solo che non abbiamo più a disposizione lo strumento necessario per decodificarla. Il fatto di non vedere una cosa non significa che quella cosa non esista. Stessa cosa accade all'Identità di un essere vivente che improvvisamente cessa di vivere. Il suo corpo ci appare inanimato e presto si dissolverà nella materia proprio come un vecchio televisore guasto. Ma la trasmissione non cesserà di esistere in quanto sarà fruibile da un altro decodificatore. Un esperimento utile a meglio comprenderne il concetto è quello dello sciroppo di menta che ognuno di noi può sperimentare a casa propria nell'arco di pochi minuti. Immaginiamo un essere vivente il cui corpo fisico è rappresentato da un bicchiere di vetro e l'Identità dal suo contenuto di acqua colorata con dello sciroppo di menta. Immergiamolo fino alla soglia di galleggiamento all'interno di una vasca da bagno riempita d'acqua pura. Quello che osserveremo è il nostro essere vivente di colore verde e dalla forma ben definita che è quella del bicchiere riempito dalla sostanza colorata. Ora se lo rompiamolo con un forte colpo di martello, il bicchiere andrà in frantumi che sprofonderanno quasi invisibilmente all'interno della vasca, mentre la sostanza verde si dissolverà nell'acqua trasparente circostante fino a non essere più visibile. A questo punto la nostra percezione decreterà il fallimento dell'esperimento in quanto tutto è andato perduto, corpo e identità. Ma sappiamo che non è così, solo il bicchiere è irrimediabilmente danneggiato mentre lo sciroppo di menta non lo è affatto, la sua composizione è ancora intatta solo che è invisibilmente diluita nell'acqua della vasca. Analogamente quando il nostro corpo fisico viene danneggiato irrimediabilmente, la nostra identità non cesserà di esistere ma si diluirà in modo invisibile nell'intero sistema in attesa di rioccupare un altro corpo fisico idoneo alla propria personalità. In realtà potremo ripetere l'esperimento con un numero maggiore di bicchieri, potenzialmente infinito, in una vasca ben più grande, potenzialmente infinita, e capiremo in egual misura che esiste un'unica identità che chiameremo primaria rappresentata simbolicamente dallo sciroppo di menta diluito nella vasca, e infinite ramificazioni di quest'ultima contenute provvisoriamente in altrettanti infiniti bicchieri, che chiameremo identità secondarie e in seguito anche terziarie come meglio descritto nel seguente protocollo.
Esiste un unico essere vivente generato da un'unica esplosione primordiale, il suo nome è Io. Io è l'identità cosmica che avvolge e penetra il tutto e come tale osserva, percepisce, analizza e calcola. Un'unica identità che vive nello spazio-tempo senza alcun limite di misura. L'esperienza di Io si evolve con il suo proliferare, moltiplicarsi, ed estendersi verso l'esterno ad una velocità superiore a quella della luce. Una continua ramificazione che genera identità secondarie e terziarie in infiniti livelli fino alle ramificazioni di questo preciso momento. Ma tutti siamo figli della stessa identità primordiale e assoluta, e in essa ritorneremo alla fine del ciclo universale. Ad ogni morte di un essere vivente la materia si dissolve mentre l'identità si ramifica altrove. Il processo è continuo e inesorabile e si contrarrà solo quando il processo di ramificazione avrà dato le risposte necessarie all'evoluzione di Io.
Cos'è l'essere umano.
L'essere vivente che conclude il suo ciclo di vita nel nostro pianeta si può definire un essere umano. Altrimenti sarebbe qualcosa di diverso. Il protocollo dell'essere umano consiste nel dare risposte alle domande a lui poste, risolvere calcoli di probabilità utili al sistema, e generare energia utile alla perpetuazione della specie e quindi del sistema. L'essere vivente che compie il suo ciclo di vita nel rispetto dell'energia a lui affidata per la perpetuazione del sistema viene elogiato alla massima espressione di essere umano. Diversamente sarebbe qualcosa di diverso e comunque non un essere umano.
Cos'è il nulla.
Per comprendere il nulla occorrerebbe un cervello fatto di nulla, ma siccome il nostro cervello è fatto di materia, non possiamo comprenderlo. Sostanzialmente il nulla non esiste in quanto non è sperimentabile da nessun tipo di esperimento scientifico o filosofico. Effettivamente però esiste per un'istante infinitamente piccolo in quanto a contatto con l'esistenza annichilisce. Anche nel caso fosse di grande durata spazio-temporale la sua percezione equivarrebbe a zero. Per questo motivo il concetto di morte legato a questo stato estremo della cognizione non ha motivo di esistere. Il vuoto eventualmente percepito dall'esperienza diretta sarebbe immediatamente colmato da una nuova esistenza diversa o uguale a quella precedente. Il concetto comune di vuoto parte dal presupposto che sia nato prima della materia e dell'energia e che questi due elementi siano contenuti a loro volta al suo interno in una proporzione ampliamente inferiore. Ma se provassimo a invertire le cose, ad esempio che il vuoto si sia formato come una bolla all'interno di uno spazio infinito colmo di materia e energia, il concetto di vuoto, e quindi di nulla, sarebbe sovvertito e apparirebbe come un naturale effetto collaterale dell'esistenza. L'esistenza non sarebbe più una casualità ma semplicemente la condizione naturale all'interno dello spazio-tempo, mentre il nulla sarebbe l'evento straordinario nato nel suo grembo al fine di ristabilire equilibrio e complicità tra materia e energia. Quindi il vuoto e di conseguenza il nulla non devono necessariamente essere immaginati come qualcosa di potenzialmente negativo e addirittura letale per l'essere vivente. Da questa sorprendente e nuova cognizione si intuisce che l'essere vivente non è stato generato nel nulla ma bensì nella materia e nell'energia, e il suo destino rimarrà sempre rilegato a questi due elementi essenziali alla comprensione di se e dell'intero sistema.
Cos'è l'infinito.
L'essere vivente non può comprendere la dimensione dell'infinito perché entrerebbe in conflitto sulla concezione di nascita e morte della propria esistenza. Sarebbe opportuno immaginare questa dimensione come uno spazio o un tempo elastico di misura ragionevole e definita, dove solo il pensiero può interagire deformandoli al proprio bisogno di esplorazione. Quindi l'infinito non è reale ma è subordinato alla percezione e all'indagine di un singolo essere vivente. Di conseguenza l'infinito non corrisponderebbe a qualcosa di immensamente grande, ma a qualcosa di potenzialmente estendibile. E' l'essere vivente con il suo naturale bisogno di esplorazione a modificarne la struttura espandendolo solo nella direzione voluta e per un periodo di tempo predeterminato e non assoluto.
Cos'è la morte.
E' la trasformazione immediata da uno stato dell'essere vivente ad un altro di maggiore espressività cosmica. Anche la nascita di un essere vivente è a seguito di un passaggio da uno stato di minore espressività. Il feto considera la sua nascita come l'abbandono di un mondo conosciuto e confortevole verso uno sconosciuto e probabilmente letale. Il tunnel di luce che lo porta verso il nuovo mondo potrebbe essere comparabile a quello specularmente sperimentato nei casi di pre-morte. La morte è quindi un periodo di transito temporalmente definito e non uno stato di stagnazione.
Cosa c'è oltre.
A causa del protocollo di calcolo l'essere vivente non può effettuare ragionamenti che abbiano a che fare con l'infinito. E' una deformazione dello stesso metodo di calcolo impostato geneticamente nel nostro cervello che prevede che qualsiasi cosa o qualsiasi ragionamento, debba essere necessariamente contenuto in un contenitore. Il concetto di scatola è il principale limite cognitivo che impedisce l'analisi complessiva del sistema: il cervello è a sua volta contenuto nella scatola cranica, viviamo e ci muoviamo in delle scatole, e quando pensiamo a cose veramente grandi ed estreme anche queste vengono immaginate come delle grandi scatole in cui avviene l'azione o il pensiero. E questo è un grande limite per poter analizzare con obiettività cosa c'è oltre al conosciuto. Un buon metodo per sovvertire questo limite a nostro favore è pensare con il concetto di anti-scatola. Ad esempio se immaginiamo l'Universo come un'immensa scatola con al suo interno galassie, stelle e pianeti, faremo molta difficoltà nel comprendere il concetto di infinito, in quanto ci porremo sempre la stessa domanda: cosa c'è oltre la scatola?. Ma se invece ribaltiamo la situazione e mettiamo galassie, stelle e pianeti al di fuori di una scatola pre-dimensionata, ecco che il limite di infinito ci apparirebbe più ragionevole, in quanto il limite di grandezza del nostro Universo virtuale avrà un confine a noi noto, la scatola stessa, e non ci preoccuperemo più di stabilire un ulteriore limite esterno potenzialmente infinito oltre a quello da noi già verificato nell'esperimento.
Chi siamo. L'isola che voleva essere Io.
In un arcipelago di isole pensanti la più vanitosa si convinse di essere la più bella del gruppo. Ma un'inesorabile siccità prosciugò l'acqua che le divideva e l'isola vanitosa scoprì ben presto che la sua presunzione non aveva alcun metro di confronto in quanto tutte le isole del gruppo, se stessa compresa, altro non erano che un'unica grande isola. L'acqua fungeva da isolante tra le isole proprio come la plastica isola i cavi elettrici. Ma l'energia proviene da un'unica fonte ed è solo la plastica a dare forma ai miliardi di cavi elettrici che portano l'elettricità nelle nostre case. E noi?. Siamo anche noi un'unica grande fonte d'identità frazionata dall'isolante dei nostri corpi?. Siamo anche noi un'isola di presunzione quando ci confrontiamo con gli altri?. Un grande profeta, Gesù, ci insegno di amare il prossimo tuo come te stesso. Una coincidenza o era veramente a conoscenza di un grande disegno di unificazione cosmica?. E quando disse che è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio, era anche a conoscenza del fatto che effettivamente, comprimendo gli atomi della materia, il cammello poteva benissimo oltrepassare il piccolo foro?. E se fossimo degli avatar periferici la cui unica identità risiede in un unico punto dello spazio-tempo?. Avatar dotati di una seppur propria e caratteristica personalità ma che devono rendere conto ad un unico iper-Io?.
L'iper-Io.
Sostanzialmente ognuno di noi vuole essere se stesso ma siamo certi che il nostro vero Io risiede all'interno del nostro corpo?. Io incomincio a dubitarne e ho ipotizzato un esperimento che potrebbe sorreggerne la teoria. Immaginiamo di essere rinchiusi all'interno di una stanza priva di qualsiasi fonte di luce, naturale o artificiale, inodore e assolutamente asettica. Immaginiamo ora di essere collegati tramite Internet ad un sistema androide a realtà aumentata, dove immagini, suoni, odori e sensazioni tattili ci vengono restituite virtualmente da una seconda unità robotica dall'altra faccia del pianeta. Tutto ci apparirà estremamente artificiale e claustrofobico, ma presto il nostro cervello inizierà ad adattarsi e a convincersi sempre più di non essere contenuto nella stanza in cui realmente si trova, ma all'interno del nostro robot che contrariamente restituisce emozioni percettive sempre più reali e soddisfacenti all'autoidentificazione di se. Penso di conseguenza e con limitato scarto di errore che non occorrano molti minuti che la nostra identità abbandoni il nostro corpo fisico e si sposti nell'altra faccia del pianeta. Ma questo è l'Io-cosciente adattato alla nuova situazione di vita, mentre avremo un iper-Io geolocalizzato nella stanza buia, silenzioso ma vigile sulla nuova realtà esterna. Questo esperimento potrebbe sorreggere la teoria della mono-identità da cui possono proliferare un numero elevatissimo di Io-locali disseminati in tutto l'Universo. Ognuno di noi sarebbe quindi discendente di un unico iper-Io cosmico, ma disporrebbe di ulteriori caratterizzazioni specifiche e adattate al proprio micro-cosmo. Queste particolarità caratteriali coadiuvate da un personale involucro materiale darebbero infine la sensazione di vivere un proprio Io ben definito completamente distinto dagli altri Io-locali e soprattutto dall'iper-Io cosmico.
Cos'è l'Identità.
Spesso confusa con l'individualità del proprio essere l'Identità è invece onnipresente. Spesso immaginata come un punto di dimensioni minime all'interno di uno spazio-tempo di dimensioni infinite, l'Identità e invece un fluido che occupa l'intero spazio-tempo nella sua complessità. Una sorta di energia di fondo che occupa equamente l'intero Universo in modo analogo all'informazione digitale che occupa l'intero etere terrestre in attesa di diventare fruibile attraverso l'uso di un decodificatore come ad esempio un televisore. Quando osserviamo una trasmissione televisiva è ad un certo punto spegniamo l'apparecchio televisivo, non ce ne accorgiamo ma quella trasmissione è ancora attiva attorno a noi solo che non abbiamo più a disposizione lo strumento necessario per decodificarla. Il fatto di non vedere una cosa non significa che quella cosa non esista. Stessa cosa accade all'Identità di un essere vivente che improvvisamente cessa di vivere. Il suo corpo ci appare inanimato e presto si dissolverà nella materia proprio come un vecchio televisore guasto. Ma la trasmissione non cesserà di esistere in quanto sarà fruibile da un altro decodificatore. Un esperimento utile a meglio comprenderne il concetto è quello dello sciroppo di menta che ognuno di noi può sperimentare a casa propria nell'arco di pochi minuti. Immaginiamo un essere vivente il cui corpo fisico è rappresentato da un bicchiere di vetro e l'Identità dal suo contenuto di acqua colorata con dello sciroppo di menta. Immergiamolo fino alla soglia di galleggiamento all'interno di una vasca da bagno riempita d'acqua pura. Quello che osserveremo è il nostro essere vivente di colore verde e dalla forma ben definita che è quella del bicchiere riempito dalla sostanza colorata. Ora se lo rompiamolo con un forte colpo di martello, il bicchiere andrà in frantumi che sprofonderanno quasi invisibilmente all'interno della vasca, mentre la sostanza verde si dissolverà nell'acqua trasparente circostante fino a non essere più visibile. A questo punto la nostra percezione decreterà il fallimento dell'esperimento in quanto tutto è andato perduto, corpo e identità. Ma sappiamo che non è così, solo il bicchiere è irrimediabilmente danneggiato mentre lo sciroppo di menta non lo è affatto, la sua composizione è ancora intatta solo che è invisibilmente diluita nell'acqua della vasca. Analogamente quando il nostro corpo fisico viene danneggiato irrimediabilmente, la nostra identità non cesserà di esistere ma si diluirà in modo invisibile nell'intero sistema in attesa di rioccupare un altro corpo fisico idoneo alla propria personalità. In realtà potremo ripetere l'esperimento con un numero maggiore di bicchieri, potenzialmente infinito, in una vasca ben più grande, potenzialmente infinita, e capiremo in egual misura che esiste un'unica identità che chiameremo primaria rappresentata simbolicamente dallo sciroppo di menta diluito nella vasca, e infinite ramificazioni di quest'ultima contenute provvisoriamente in altrettanti infiniti bicchieri, che chiameremo identità secondarie e in seguito anche terziarie come meglio descritto nel seguente protocollo.
Missione ecologica _ Poetica espressiva _ Perchè Eigengrau _ Contenuti filosofici _ Opere e performance _ Eigengrau romanzo _ Marketing e sponsor
Tecnica
Tutti gli aspetti tecnici del progetto saranno gestiti in collaborazione con i Technical Sponsor.
Marketing e sponsor
L'interfaccia mediatica prevede diversi supporti informativi:
L'applicazione mobile interattiva
Il libro
Il catalogo cartaceo
L'applicazione mobile interattiva
Il libro
Il catalogo cartaceo
Programma di sponsorizzazione
Il programma di marketing e sponsorizzazione prevede un'ampia diffusione mediatica del progetto tramite i motori di ricerca e i canali sociali.
Prevedendo uno share di visualizzazioni adeguato viene considerata la sponsorizzazione a carico di alcune aziende o marchi selezionati:
Main sponsor
Technical sponsor
Media sponsor
Geolocal sponsor
Institutional sponsor
Prevedendo uno share di visualizzazioni adeguato viene considerata la sponsorizzazione a carico di alcune aziende o marchi selezionati:
Main sponsor
Technical sponsor
Media sponsor
Geolocal sponsor
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A chi potrebbe interessare la sponsorizzazione
Data la tematica della mostra potrebbero essere interessati alla sponsorizzazione tutte quelle aziende che operano nel settore delle energie rinnovabili o comunque a basso impatto ambientale. Ad esempio concessionari di auto elettriche, fornitori di Gas GPL, aziende operanti nel fotovoltaico. Ma anche un'azienda produttrice di latte dato che l'unico colore oltre l'Eigengrau è appunto il bianco inteso come "latte purificatore dell'estrazione intensiva del petolio".
N.B. La presente pagina Web integrata in questo Sito non rappresenta l'opera definitiva bensì la presentazione del solo progetto in divenire.
Immagini e testi sono provvisori allo scopo di proporre il concept esecutivo.
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