Interviste e articoli
Maria Rita ParsiConferenza con Maria Rita Parsi a Conegliano presso il Teatro Toniolo per parlare di Social Network.
Maria Rita Parsi: Cos'è Internet?
Maria Rita Parsi: Intende dopo la scoperta della stampa?
Maria Rita Parsi: Cos'è il Cyberbullismo?
Maria Rita Parsi: Membro del Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, Membro del "Comitato di applicazione del Codice di Autoregolamentazione TV e minori" del Ministero delle Comunicazioni, dal 2003 al 2006 Commissario della "sezione OLAF" della SIAE dal 1997 al 2001 Consulente della Commissione Parlamentare per l'Infanzia dal 2002 a oggi. MediastarsIntervista a Stefano Mitrione a cura di MediaStars
www.mediastareditore.com/mediastars/ Il viaggio del messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi. Mediastars: Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
Mediastars: Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
Mediastars: Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
Media Star Editore, Viale Lombardia 21, 20131 Milano, Italia E Trends MagazineE Trends Magazine: Cos'è la moda?
E Trends Magazine: Cos'è lo stile?
E Trends Magazine: Cosa sei tu?
Art Kernel MagazineTra gli Eventi collaterali della Biennale di Venezia la mostra Genoma Contemporary, curata da Oriana Carrer, si presenta come un organismo metamorfico, che supera i confini geografici delle diverse proposte artistiche; mettendo inoltre in gioco una stretta relazione tra il livello di realtà materiale dell’opera d’arte e quello della sua immaterialità ideale, che il pubblico è chiamato ad esperire.Nella suggestiva cornice post-industriale del ex complesso Dreher trova provvisoria e condivisa dimora un ristretto gruppo di artisti contemporanei, che lavorano in maniera molto diversa fra loro: l’unico elemento che li accomuna sembra essere proprio tale principio di differenziazione. Da qui la definizione di Genoma Contemporary, dall’idea che nel patrimonio genetico singolare di ogni essere umano si rispecchi la molteplicità irriducibile del mondo: una sorta di complessa struttura molecolare che l’arte contemporanea, nella sua totale libertà d’espressione, rappresenta. Il Genoma è il corredo cromosomico contenuto in ogni singola cellula: l’esposizione di questo gruppo di artisti nell’ex padiglione del Galles è quindi metaforicamente una cellula dell’arte contemporanea che contiene i geni diversi che la compongono. L’idea è quindi quella di presentare un genoma contemporaneo in divenire: non c’è un principio formale che sovrintende il tutto dall’esterno, così il fumettismo ingigantito da street artist di Arkiv Vilmansa convive con la figurazione radicale, satirica e dettagliata della decadente società americana nelle grandi tele di Tim Slowinski; la superficie tattile dell’architetto argentino Jacques Bedel con la gestualità di Marianne Pollock; le sculture stratificate nei fogli di cartone di Juergen Stolte con l’aereo candore della Nike in volo di Makoto Kobayashi, per citare solo alcuni dei forti contrasti di linguaggio ed espressione che si trovano in mostra. Il principio stesso con cui sono stati selezionati gli artisti si potrebbe definire ‘genomatico’, per coniare una definizione metodologica a partire dalla mostra stessa, poiché l’evento vuole essenzialmente essere questo: l’affermazione di un nuovo metodo di ricerca e interazione, per trovare delle coordinate e muoversi all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Gli artisti, infatti, sono stati scelti attraverso facebook, per tale ragione la mostra viene definita come un processo “virtuale reale geolocalizzato”, in cui la localizzazione geografica corrisponde inevitabilmente a quella virtuale. La virtualità diventa il principio attivo della Geomatic Art, sintesi di Geografia-Informatica-Arte, un ulteriore processo creativo che si sviluppa all’interno del Genoma contemporaneo e di cui è protagonista Stefano Mitrione. Lo statuto della Geomatic Art, nata a Venezia il 3 settembre 2011, su ideazione di Emilio Paolo Canavese, presidente della Virtual Geo Srl, che si occupa dell’applicazione di tecnologie avanzate al servizio dei beni culturali e ambientali, e dell’artista Stefano Mitrione, testimoniata dagli artisti presenti in mostra, ha come suo fine la promozione e la valorizzazione dell’arte del passato nel cuore del presente e in rapporto all’ambiente: il mezzo per raggiungerlo è quello dell’utilizzo di tecnologie digitali. Si legge nel Paragrafo 6 dello Statuto che: “Geomatic Art fonda le sue origini e la sua esclusività ideativa nella volontà di perpetuare nel tempo un collegamento storico-ideativo tra epoche distanti tra loro, e tra Artisti di diversa estrazione socio-culturale. Inoltre Geomatic Art non limita le potenzialità espressive in una conclusione temporale dell’opera stessa, la quale si presuppone mai terminata affinché ulteriori elaborazioni artistiche vengano applicate alla medesima sia in epoche diverse, e sia da Artisti di diversa estrazione socio-culturale”. L’opera di Stefano Mitrione Virtualgeo: op029sm11 è realizzata seguendo i principi della Geomatic Art, ‘opera-manifesto’ la si potrebbe definire. Il primo momento è quello del recupero, e la relazione col passato passa immediatamente il testimone ai mezzi del presente: attraverso uno scanner 3d viene completamente mappata e virtualmente riprodotta una scultura ottocentesca. Un’opera romantica, due figure classiche, scolpite in stile canoviano, avvolte in un mitico abbraccio. Il momento seguente è quello dell’ambientazione: i due si muovo su un’altalena nel vuoto del cielo, sullo fondo di un paesaggio e con il supporto di occhiali 3D li vediamo sporgere dal video e venire verso di noi. L’autore racconta di come quest’immagine sia per lui una riflessione sui temi che da sempre sono quelli indagati dalla ricerca artistica: l’amore, la morte e il tempo, essi sono il suo patrimonio genetico universale, che rimane sempre lo stesso, pure nelle diverse combinazioni cromosomiche che la storia dell’arte e della cultura ha generato, e continua ad offrirci. Il digitale è un arricchimento di mezzi espressivi: da un lato l’autore gioca sugli opposti effetti di rallentamento delle figure in primo piano (il passato congelato) e di velocizzazione dell’immagine sullo sfondo, in particolare negli effetti del cielo, delle nubi di passaggio e delle figurine nel parco (il presente in perpetua trasformazione); dall’altro cerca delle contaminazioni che il video rende possibili: tra l’immagine creata dall’artista e i commenti del pubblico che si sentono in sottofondo. Il processo d’interazione che si pone come scopo ultimo della Genomatic Art è, infine, reso possibile dall’uso di un ulteriore passaggio tecnologico: con il programma easy cube lo spettatore è chiamato a rielaborare la statua virtualmente riprodotta, ruotarla, entrare nel reticolo della mappatura tridimensionale riprodotta dallo scanner, modificarne punto di vista e colore, spedirla infine al proprio indirizzo virtuale di posta elettronica.Il processo ‘genomatico’ si compie e chi arriva soltanto per osservare diventa virtualmente uno fra gli infiniti cromosomi che compongono il sistema dell’arte contemporanea.
Amedeo Fadini, Protezione 50+La tecnologia e i media digitali sono la rete che pervade tutta l’esistenza dell’uomo di oggi e non a caso anche la creazione del gruppo di artisti espositori, Jacques bedel, Makoto Mixed Media, Stefano Mitrione, Maryanne Pollock, Cristina Portocarrero, Andrzej Rafalowicz, Tim Slowinski, Juergen Stolte, Arkiv Vilmansa, Alkistis Wechsler è stata fatta proprio attraverso le tecnologie dell’informazione e comunicazione con una selezione tramite i contatti di Facebook. Ciascun artista presenta la propria opera con grande varietà di materiali, mezzi e tecniche espressive che forniscono un panorama dell’arte contemporanea mondiale in uno spazio espositivo suggestivo quale quello dell’ex padiglione del Galles alla Giudecca, a pochi passi dall’Hilton molino Stucky. Questa mostra testimonia l’atto di nascita della nuova corrente della Geomatic Art, una nuova corrente dove la disciplina della Geomatica (geografia & informatica) si mette a disposizione dell’arte passata per reinterpretare le opere di un tempo con la creatività degli artisti del presente.L’opera così prende vita e viene incontro allo spettatore e ottiene un passaporto verso il futuro. In questo senso l’opera di Stefano Mitrione è una installazione multimediale che grazie alla plasticità della proiezione tridimensionale, fruibile con gli appositi occhiali, immerge il visitatore in un ambiente immateriale stratificato dove il modello digitale dell’opera di Giusti ‘”Amplexus in aere ” ritrova vita e relazione. Possiamo così interagire con un opera del passato in forma nuova, otteniamo una arte che è per tutti e accetta il contributo di tutti. Accanto all’installazione è infatti presente un computer che grazie al software Easycube sviluppato da Virtualgeo consente al visitatore di esplorare il modello tridimensionale presente nell’opera di Mitrione e creare nuove prospettive e infinite sensazioni, da inviare con un click a sé e ai propri amici tramite la posta elettronica. Questo qui sopra è il risultato della mia interazione con l’opera, invito tutti a fare altrettanto e mettersi in gioco.Il manifesto della Geomatic Art rifiuta il concetto di “virtuale” perché riconosce l’esistenza e la pregnanza di queste opere immateriali che trascendono la dimensione temporale e rielaborano l’arte e l’architettura del passato. Dal momento che nella Geomatic Art si espande la dimensione temporale dell’opera a vantaggio della sua friubilità e condivisione, ho chiesto a Stefano Mitrione se fosse in gioco anche la dimensione spaziale dell’Arte: si va verso un’arte a-spaziale o multispaziale (ubiqua)? La risposta è stata chiara e al di là di ogni dubbio: ” Se per l’aspetto temporale cerchiamo di collegare il passato con il futuro, per l’aspetto spaziale… non esiste… perché viviamo in un epoca dove non c’è più lo spazio, ma è stato sostituito da un ambiente informatico, perciò lo spazio purtroppo è a rischio, lo spazio espositivo, lo spazio creativo, lo spazio della performance sono a rischio. La società ci ha portato in questa direzione e l’arte ha sempre fatto da specchio della realtà”.L’artista prosegue dicendo che l’arte è l’unico media che dice la verità senza nasconderne i difetti, ma anticipando le tendenze. L’arte è cambiata in fretta in questi anni grazie all’espolosione dei social network, nuovo spazio di relazione. Se l’arte resta legata solo allo spazio espositivo diventa museo, perderebbe la relazione con le persone, che si sono spostate sull’ambiente mediatico e rinuncerebbe a questa perpetuabilità che deriva dall’utilizzo della tecnologia. Esperto di GIS e appassionato di open source, open data e innovazione, socio di PN luge GFOSS.it., cartografo part-time, polemico per hobby e formatore per passione. Classe 1973, ha cominciato a usare il PC solo con i 386 perché da ragazzo preferiva fare altro. Durante la preparazione della tesi in Scienze della comunicazione ha scoperto il Geomarketing ed è finito in breve a lavorare nel campo dell’urbanistica. Dopo la laurea magistrale in SIT e telerilevamento allo IUAV di Venezia, nel 2016 ha conseguito l’abilitazione come Pianificatore territoriale.
AntennacinemaAntennacinema Festival della TV e del Cinema 2001 Ospite della trasmissione per discutere di Diritto d'Autore, fiction televisiva e il caso di file sharing Napster.
Raffaele Rizzardi |