Interviste e articoli
Maria Rita Parsi
Conferenza con Maria Rita Parsi a Conegliano presso il Teatro Toniolo per parlare di Social Network.
Maria Rita Parsi: Cos'è Internet?
Maria Rita Parsi: Intende dopo la scoperta della stampa?
Maria Rita Parsi: Cos'è il Cyberbullismo?
Maria Rita Parsi: Membro del Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, Membro del "Comitato di applicazione del Codice di Autoregolamentazione TV e minori" del Ministero delle Comunicazioni, dal 2003 al 2006 Commissario della "sezione OLAF" della SIAE dal 1997 al 2001 Consulente della Commissione Parlamentare per l'Infanzia dal 2002 a oggi.
- 11 Maggio 2013 - Maria Rita Parsi intervista Stefano Mitrione I Social Network e le relazioni affettive "Attraverso la comunicazione ognuno di noi costruisce la sua rete di relazioni"
Maria Rita Parsi: Cos'è Internet?
- Stefano Mitrione: Internet è la più grande invenzione dopo l'industrializzazione...
Maria Rita Parsi: Intende dopo la scoperta della stampa?
- Stefano Mitrione: ... della stampa e dei processi industriali in genere, siamo agli arbori di una nuova generazione. E' vero, condivido tutti i pericoli che ci sono, e anche il diritto della privacy in quanto il problema non è la diffusione dell'informazione, è come viene diffusa, se a pezzi, o in toto. Questo è il grande problema; infatti molte informazioni che noi vediamo in Internet sono pezzi sfavorevoli di un'informazione più completa favorevole, oppure, sono pezzi favorevoli di un'informazione più competa sfavorevole, perciò non ne usciamo più. Andy Warhol negli anni ottanta aveva previsto questo, i famosi quindici minuti di celebrità "tra virgolette"; diceva che in futuro chiunque poteva essere celebre almeno per quindici minuti, era una sua previsione che è stata appunto testata con l'avvento di Internet. Celebrità o contro-celebrità naturalmente, questo è successo, che gli artisti hanno ancora una volta anticipato.
Maria Rita Parsi: Cos'è il Cyberbullismo?
- Stefano Mitrione: Sono quei pericoli che esistono nella realtà, ma esistono anche nella rete. Nella rete possono essere circoscritti, sono visibili, sono tracciabili. Nella rete no, nella rete non ci sono confini.
Maria Rita Parsi: Membro del Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, Membro del "Comitato di applicazione del Codice di Autoregolamentazione TV e minori" del Ministero delle Comunicazioni, dal 2003 al 2006 Commissario della "sezione OLAF" della SIAE dal 1997 al 2001 Consulente della Commissione Parlamentare per l'Infanzia dal 2002 a oggi.
Mediastars
Intervista a Stefano Mitrione a cura di MediaStars
www.mediastareditore.com/mediastars/
Il viaggio del messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi.
Mediastars: Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
Mediastars: Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
Mediastars: Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
Media Star Editore, Viale Lombardia 21, 20131 Milano, Italia
www.mediastareditore.com/mediastars/
Il viaggio del messaggio: Dal brief in poi il messaggio vive diversi processi creativi che fanno in modo che una volta arrivato a destinazione, il viaggio non si fermi.
Mediastars: Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare un contenuto di valore che arrivi al destinatario del messaggio e che da lì riparta per prendere nuova vita?
- Stefano Mitrione: Secondo la mia esperienza di Media Strategist e Ceo all’interno di "Base.exib Design Tm" e di Caporedattore del nostro Magazine istituzionale "E Trends Magazine", penso che ci stiamo dirigendo verso una quasi totale “dittatura dell’utente e del consumatore” il quale arriverà presto ad ottenere la coscienza e la complicità necessaria per “fabbricare” non solo un informazione per così dire “prét à porter”, ma addirittura un vero e proprio prodotto o servizio cucito espressamente sulle sue reali esigenze. Penso ad un prossimo Web 3.0 o a una ancor più travolgente Fabbrica 4.0, odierni concetti ma sicuramente future realtà che vedranno non solo un’ulteriore evoluzione del contemporaneo Content Management, - già di per se innovativo solo riferendosi al Web di cinque anni fa -, ma addirittura un cambiamento epocale del “modus operandi industriale" e più genericamente produttivo e artigianale. Se oggi siamo in grado di generare un’ampia gamma di nuovi contenuti che gravitano quotidianamente attorno a singoli prodotti, singoli servizi o singole aziende allo scopo di “intrattenere” e di rendere conseguentemente “partecipante” un vasto pubblico di futuri consumatori, - in futuro, ma non tanto in la, saranno proprio questi ultimi ad utilizzare avanzatissime e flessibili tecnologie industriali per la realizzazione di un esercito di “prodotti o servizi al bisogno”; già ormai noti nella formula On-Demand a partire da settori come quello televisivo o della mobilità urbana, per citare alcuni. Chiari messaggeri di un futuro alle porte con la prepotenza di svuotare interi magazzini di merci e di snellire alla sintesi complessi format industriali. Ed eccoci ritornati alla domanda iniziale: “Quale metodo deve perseguire il professionista per sviluppare contenuti utili al coinvolgimento dell’utente portandolo di conseguenza ad un’azione nei confronti di servizi e prodotti solo apparentemente collaterali al contenuto stesso?”. Rispondo semplicemente che l’utente passivo affamato di informazioni statiche a ceduto ormai da tempo il passo ad un'utente più "intelligente ed espressivo", "attivo ed autorevole", a cui è consentito diventare parte integrante di un processo, sia esso informatico che produttivo. Ma questo risponde anche a un innato bisogno dell'Uomo di partecipare e contribuire al progresso tecnologico e filosofico del suo tempo che spesso però tende a decadere in una sorta di “auto-celebrità tascabile” come risposta ad un sistema sociale sempre più oligarchico e oppressivo. E’ proprio da questa innata e primitiva esigenza dell‘essere Umano che il semplice contenuto di base può diventare all’improvviso una magica occasione (esentasse) di sentirsi "ulteriormente vitali” all‘interno di processi fino a qualche tempo fa inviolabili o perlomeno riservati a pochi privilegiati. La mia idea non può che essere di conseguenza per un “contenuto embrionale ma con forti caratteristiche di crescita e viralità” che lasci ampio spazio a nuove interpretazioni da parte dell’utente, coinvolgendolo a diventare "soggetto attivo del suo tempo" più che a un semplice osservatore.
Mediastars: Oggi in quale misura siamo disposti a seguire il content marketing di marca? I social favorendo la condivisione sono il canale ideale per ingaggiare l’utente?
- Stefano Mitrione: Se è ormai di dominio pubblico, almeno nella nuova generazione di Imprenditori e Professionisti, l’importanza di comprendere questa nuova strategia di Marketing all’interno del piano organizzativo aziendale è ormai consolidata, ma è anche vero che l’effettiva misura dell’investimento da dedicare dipende ancora dalla percezione dello scarso valore professionale che questi strumenti sembrano offrire dal punto di vista imprenditoriale. L’idea di una semplice “F blu” o di un “Uccellino celeste” che si mettano al tuo posto a parlare della tua Azienda sembra ancora vista con un certo sospetto soprattutto nelle PMI e in specifici territori ancora legati, per conformazione geografica e culturale, a canali di comunicazione più tradizionali ma soprattutto più facilmente controllabili. Quindi la mia impressione è che solo le Aziende di una certa dimensione o comunque Aziende nate di recente utilizzino queste opportunità di comunicazione per quello che valgono realmente, e non solo come mero fenomeno di modernità da pavoneggiare verso l’esterno. Inoltre che le attività di Social Networking, - favorendo la condivisione -, siano poi da considerare a priori lo strumento ideale per ingaggiare l’utente, è tutto da verificare e valutare attentamente ad ogni specifico caso. Dipende dalla tipologia di servizio o di prodotto e dal campo d’azione, un’ottimale investimento orientato a questo metodo di comunicare dev'essere obbligatoriamente proporzionale all'entità di massa che vogliamo influenzare. Più è importante questo ultimo fattore di riferimento, più il Canale Sociale riesce ad esprimersi al meglio in quanto dispone di un alto livello di interazione. Concludo nell’affermare con certezza che in questa "nuova" area della comunicazione non si parte se sprovvisti di un adeguato Budget di riferimento, inteso in alternativa anche come il proprio investimento di tempo e di molta pazienza. Resta comunque un fatto che i Social Media, a livello di efficienza nella condivisione e diffusione dell’informazione, restano a oggi lo strumento più performante e dinamico, in fatto di ROI, nell’influenzare ampi gruppi sociali.
Mediastars: Quali sono gli errori da non commettere in comunicazione?
- Stefano Mitrione: Il principale errore da non commettere in comunicazione, oltre a quello naturale di dare la precedenza alle emozioni prima ancora della ragione o quello di fare qualsiasi cosa pur di oltrepassarne i confini, è quello di non saper correttamente bilanciare l’investimento alla domanda reale del Mercato di riferimento. Quindi dalla mia diretta esperienza di Imprenditore di vecchia data, un errore di partenza sarebbe quello di pensare prima alla comunicazione (o peggio ancora al prodotto) che al reale bisogno del mercato (ma che non sembri scontato: di situazioni come queste ne ho viste parecchie), anche se è vero che esistono molteplici casi in cui la pubblicità non vende bisogni ma sogni. Ma poi, se vogliamo, anche questi ultimi rientrano di merito nella sfera industriale dei nostri tempi. Parlare quindi di una realtà consumistica profondamente borderline al limite estremo della bipolarità mi sembra un’affermazione decisamente convincente. Soprattutto in un Paese come il nostro con uno storico della propria economia particolarmente personale, se non originale, - pensiamo al Boom Economico degli anni ‘60 e del conseguente declino della sua sostenibilità sociale -, è naturale osservarne una correlativa “stanchezza dirigenziale”, ovviamente affaticata da un sovradimensionato e oneroso sistema amministrativo del Paese, ma che a quest'ultimo non è legittimo attribuirne tutte le responsabilità in quanto chi governa nel pubblico ha le stesse caratteristiche socio-evolutive di chi dirige nel privato, quindi stiamo parlando di due Mondi paralleli e non diametralmente opposti come spesso vengono frettolosamente identificati. Quindi alla domanda di quali possano essere gli errori più frequenti nell’area comunicativa preferisco rimanere ulteriormente bilanciato non stilando una lista di buoni e cattivi. Secondo una mia personale opinione ci si può riferire a due sole entità fondamentali: la prima è quella che pensa che il Boom economico Italiano possa ripetersi in qualunque momento con le stesse modalità con le quali si è formato mezzo secolo prima; la seconda, la più realistica, è quella che ha la capacità, ma soprattutto la volontà, di ascoltare ed influenzare il proprio pubblico di riferimento prima ancora di alzare il sipario alle proprie finalità espressive.
Media Star Editore, Viale Lombardia 21, 20131 Milano, Italia
E Trends Magazine
E Trends Magazine: Cos'è la moda?
E Trends Magazine: Cos'è lo stile?
E Trends Magazine: Cosa sei tu?
- Stefano Mitrione: Esamino gli stili che mi convincono e quelli che invece mi lasciano perplesso per valutarne le potenzialità a prescindere dalla mia personale impressione. Cerco di capire in profondità come le collezioni rispondano alle reali esigenze del mercato, e viceversa, e quale ruolo vuole adottare il consumatore contemporaneo attraverso la complicità della moda stessa. Fascino, seduzione, mistero, autorevolezza, difesa, attacco o potere, sono solo alcuni degli infiniti atteggiamenti di chi sceglie e indossa la moda come vero e proprio strumento strategico. Moda come estensione della propria personalità, come "Spot pubblicitario" del proprio Mondo interiore, sociale e culturale.
E Trends Magazine: Cos'è lo stile?
- Stefano Mitrione: E' la pace dei sensi, l'equilibrio perfetto, la quasi trasparenza nell'iper-visibilità del Mondo contemporaneo. Chi non lo possiede è spesso scontroso, s'inciampa e tutti lo vedono, suo malgrado. Ogni cosa che indossi è un chiaro messaggio per chi ancora non ha l'opportunità, o la fortuna, di ascoltare quello che vuoi dire, e spesso il risultato finale è quello di risultare discordanti dall'impatto iniziale. Lo stile è quell'invisibile "accordo" tra il proprio Mondo interiore e quello circostante, quello della percezione pubblica ma soprattutto quello del contesto socio-culturale in cui avviene l'espressione di se. Un viaggio di vibrazioni interiori verso il Mondo esterno che comunque vengono filtrate dalla materia del corpo fisico, quasi fosse un ponte dove tutto questo diventa magicamente visibile nell'invisibilità poetica dell'astrazione, Stile e Moda sono due aspetti estremamente differenti ma possono allearsi per il comune obbiettivo della bellezza assoluta.
E Trends Magazine: Cosa sei tu?
- Stefano Mitrione: Ho iniziato a fare moda all'età di dodici anni, probabilmente attratto dal fascino di mia Mamma o da quello del guardaroba esclusivamente rosa di mia Nonna. Oltre che disegnare cucivo i tessuti dei miei anacronistici modelli con il Bostik per poi quasi obbligare mia sorella a indossare quello che ne veniva fuori per esibirlo tra i banchi scolastici al fine di misurarne l'effetto e l'eventuale indice di gradimento. Dopo innumerevoli scollature (non sto parlando dei dècollète) e dei relativi reclami, passai progressivamente a un più affidabile "punto sorfilo" utilizzando fili di lana colorata intrecciata. Ma nonostante l'apporto di innovazione la fantomatica Maison familiare ebbe il suo tempo fino a portare la mia embrionale fantasia sartoriale al buio totale. Solo un quarto di secolo più tardi il caso fu clemente nel presentarmi la mia attuale compagna di vita che pure lei, guarda il caso, era ben più fresca di un esperienza al "Pitti Immagine" e a varie collaborazioni con l'industria della Moda che conta. E il buio primordiale divenne nuovamente luce, ancora punto sorfilo con lana intrecciata per una nuova collezione di borse e abiti performativi etticchettati con il nuovo Brand "SMHighLine" inaugurato in un temporary shop con gli arredi tutti di vetro e complementi di "Gaetano Pesce". Pubblicato varie immagini dell'evento nel mio Sito Internet venni poi contattato da "Hogan" ma al contatto fisico in azienda non fui altrettanto convincente perdendo di fatto l'opportunità della posizione in gara, quella dell'Art Director. Oggi ci riprovo con "Etro" dopo che anche qui ho la possibilità, grazie alla preziosa pre-selezione di un'Agenzia di Marketing Milanese (della quale non posso svelare l'identità per motivi di accordi contrattuali), di accedere al ruolo di responsabile del canali sociali dello storico Brand. Qualche mese fa ho compiuto cinquanta anni, egregiamente portati, ma come si sa il giro di boa porta ad avere sempre meno tempo per le divagazioni. Quello che oggi gestisco sono le innumerevoli interazioni professionali con Designer, Stilisti, Fotografi, Artisti, Galleristi e Organizzazioni da ogni parte del Pianeta tra cui la Label Newyorchese "Obi Cymatica", con la cui collaborazione, iniziata quasi cinque anni fa, è nato proprio questo Magazine. Ma dopo tutto ciò, cosa sono Io alla fine? E non è una domanda stupida. (E Trends Magazine Italia) Stefano Mitrione, creativo poliedrico e anticonformista, attento allo stile perché "nulla è più superabile del bello", e che "lo stile non nasce dal lusso ma dalle periferie", si esprime a livello Internazionale e multi-mediatico. Stabilisce le sue basi intellettuali e geografiche a New York e Varsavia, nella prima perché di fatto è un amato e raffinato New Media Artist presso la Limner Gallery, nella seconda perché, - come da sua definizione -, "non c'è niente di più interessante che vivere un epoca due volte", un nuovo rinascimento che emerge da secoli di polverose sedimentazioni culturali. Ormai tutto è stato fatto, Designer, Artista, Fotografo, Stilista, Ricercatore di tendenze, Editore, Web Designer, Art Director, Scrittore, Docente e quant'altro in questo ritratto biografico non ci stia, ma lui è ben schivo ad auto-confermarsi a ciascuna di queste definizioni perché tutto nasce da un'unica scintilla e non può essere assolutamente categorizzato.
Art Kernel Magazine
Tra gli Eventi collaterali della Biennale di Venezia la mostra Genoma Contemporary, curata da Oriana Carrer, si presenta come un organismo metamorfico, che supera i confini geografici delle diverse proposte artistiche; mettendo inoltre in gioco una stretta relazione tra il livello di realtà materiale dell’opera d’arte e quello della sua immaterialità ideale, che il pubblico è chiamato ad esperire.Nella suggestiva cornice post-industriale del ex complesso Dreher trova provvisoria e condivisa dimora un ristretto gruppo di artisti contemporanei, che lavorano in maniera molto diversa fra loro: l’unico elemento che li accomuna sembra essere proprio tale principio di differenziazione. Da qui la definizione di Genoma Contemporary, dall’idea che nel patrimonio genetico singolare di ogni essere umano si rispecchi la molteplicità irriducibile del mondo: una sorta di complessa struttura molecolare che l’arte contemporanea, nella sua totale libertà d’espressione, rappresenta. Il Genoma è il corredo cromosomico contenuto in ogni singola cellula: l’esposizione di questo gruppo di artisti nell’ex padiglione del Galles è quindi metaforicamente una cellula dell’arte contemporanea che contiene i geni diversi che la compongono. L’idea è quindi quella di presentare un genoma contemporaneo in divenire: non c’è un principio formale che sovrintende il tutto dall’esterno, così il fumettismo ingigantito da street artist di Arkiv Vilmansa convive con la figurazione radicale, satirica e dettagliata della decadente società americana nelle grandi tele di Tim Slowinski; la superficie tattile dell’architetto argentino Jacques Bedel con la gestualità di Marianne Pollock; le sculture stratificate nei fogli di cartone di Juergen Stolte con l’aereo candore della Nike in volo di Makoto Kobayashi, per citare solo alcuni dei forti contrasti di linguaggio ed espressione che si trovano in mostra. Il principio stesso con cui sono stati selezionati gli artisti si potrebbe definire ‘genomatico’, per coniare una definizione metodologica a partire dalla mostra stessa, poiché l’evento vuole essenzialmente essere questo: l’affermazione di un nuovo metodo di ricerca e interazione, per trovare delle coordinate e muoversi all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Gli artisti, infatti, sono stati scelti attraverso facebook, per tale ragione la mostra viene definita come un processo “virtuale reale geolocalizzato”, in cui la localizzazione geografica corrisponde inevitabilmente a quella virtuale. La virtualità diventa il principio attivo della Geomatic Art, sintesi di Geografia-Informatica-Arte, un ulteriore processo creativo che si sviluppa all’interno del Genoma contemporaneo e di cui è protagonista Stefano Mitrione. Lo statuto della Geomatic Art, nata a Venezia il 3 settembre 2011, su ideazione di Emilio Paolo Canavese, presidente della Virtual Geo Srl, che si occupa dell’applicazione di tecnologie avanzate al servizio dei beni culturali e ambientali, e dell’artista Stefano Mitrione, testimoniata dagli artisti presenti in mostra, ha come suo fine la promozione e la valorizzazione dell’arte del passato nel cuore del presente e in rapporto all’ambiente: il mezzo per raggiungerlo è quello dell’utilizzo di tecnologie digitali. Si legge nel Paragrafo 6 dello Statuto che: “Geomatic Art fonda le sue origini e la sua esclusività ideativa nella volontà di perpetuare nel tempo un collegamento storico-ideativo tra epoche distanti tra loro, e tra Artisti di diversa estrazione socio-culturale. Inoltre Geomatic Art non limita le potenzialità espressive in una conclusione temporale dell’opera stessa, la quale si presuppone mai terminata affinché ulteriori elaborazioni artistiche vengano applicate alla medesima sia in epoche diverse, e sia da Artisti di diversa estrazione socio-culturale”. L’opera di Stefano Mitrione Virtualgeo: op029sm11 è realizzata seguendo i principi della Geomatic Art, ‘opera-manifesto’ la si potrebbe definire. Il primo momento è quello del recupero, e la relazione col passato passa immediatamente il testimone ai mezzi del presente: attraverso uno scanner 3d viene completamente mappata e virtualmente riprodotta una scultura ottocentesca. Un’opera romantica, due figure classiche, scolpite in stile canoviano, avvolte in un mitico abbraccio. Il momento seguente è quello dell’ambientazione: i due si muovo su un’altalena nel vuoto del cielo, sullo fondo di un paesaggio e con il supporto di occhiali 3D li vediamo sporgere dal video e venire verso di noi. L’autore racconta di come quest’immagine sia per lui una riflessione sui temi che da sempre sono quelli indagati dalla ricerca artistica: l’amore, la morte e il tempo, essi sono il suo patrimonio genetico universale, che rimane sempre lo stesso, pure nelle diverse combinazioni cromosomiche che la storia dell’arte e della cultura ha generato, e continua ad offrirci. Il digitale è un arricchimento di mezzi espressivi: da un lato l’autore gioca sugli opposti effetti di rallentamento delle figure in primo piano (il passato congelato) e di velocizzazione dell’immagine sullo sfondo, in particolare negli effetti del cielo, delle nubi di passaggio e delle figurine nel parco (il presente in perpetua trasformazione); dall’altro cerca delle contaminazioni che il video rende possibili: tra l’immagine creata dall’artista e i commenti del pubblico che si sentono in sottofondo. Il processo d’interazione che si pone come scopo ultimo della Genomatic Art è, infine, reso possibile dall’uso di un ulteriore passaggio tecnologico: con il programma easy cube lo spettatore è chiamato a rielaborare la statua virtualmente riprodotta, ruotarla, entrare nel reticolo della mappatura tridimensionale riprodotta dallo scanner, modificarne punto di vista e colore, spedirla infine al proprio indirizzo virtuale di posta elettronica.Il processo ‘genomatico’ si compie e chi arriva soltanto per osservare diventa virtualmente uno fra gli infiniti cromosomi che compongono il sistema dell’arte contemporanea.
Amedeo Fadini, Protezione 50+
La tecnologia e i media digitali sono la rete che pervade tutta l’esistenza dell’uomo di oggi e non a caso anche la creazione del gruppo di artisti espositori, Jacques bedel, Makoto Mixed Media, Stefano Mitrione, Maryanne Pollock, Cristina Portocarrero, Andrzej Rafalowicz, Tim Slowinski, Juergen Stolte, Arkiv Vilmansa, Alkistis Wechsler è stata fatta proprio attraverso le tecnologie dell’informazione e comunicazione con una selezione tramite i contatti di Facebook. Ciascun artista presenta la propria opera con grande varietà di materiali, mezzi e tecniche espressive che forniscono un panorama dell’arte contemporanea mondiale in uno spazio espositivo suggestivo quale quello dell’ex padiglione del Galles alla Giudecca, a pochi passi dall’Hilton molino Stucky. Questa mostra testimonia l’atto di nascita della nuova corrente della Geomatic Art, una nuova corrente dove la disciplina della Geomatica (geografia & informatica) si mette a disposizione dell’arte passata per reinterpretare le opere di un tempo con la creatività degli artisti del presente.L’opera così prende vita e viene incontro allo spettatore e ottiene un passaporto verso il futuro. In questo senso l’opera di Stefano Mitrione è una installazione multimediale che grazie alla plasticità della proiezione tridimensionale, fruibile con gli appositi occhiali, immerge il visitatore in un ambiente immateriale stratificato dove il modello digitale dell’opera di Giusti ‘”Amplexus in aere ” ritrova vita e relazione. Possiamo così interagire con un opera del passato in forma nuova, otteniamo una arte che è per tutti e accetta il contributo di tutti. Accanto all’installazione è infatti presente un computer che grazie al software Easycube sviluppato da Virtualgeo consente al visitatore di esplorare il modello tridimensionale presente nell’opera di Mitrione e creare nuove prospettive e infinite sensazioni, da inviare con un click a sé e ai propri amici tramite la posta elettronica. Questo qui sopra è il risultato della mia interazione con l’opera, invito tutti a fare altrettanto e mettersi in gioco.Il manifesto della Geomatic Art rifiuta il concetto di “virtuale” perché riconosce l’esistenza e la pregnanza di queste opere immateriali che trascendono la dimensione temporale e rielaborano l’arte e l’architettura del passato. Dal momento che nella Geomatic Art si espande la dimensione temporale dell’opera a vantaggio della sua friubilità e condivisione, ho chiesto a Stefano Mitrione se fosse in gioco anche la dimensione spaziale dell’Arte: si va verso un’arte a-spaziale o multispaziale (ubiqua)? La risposta è stata chiara e al di là di ogni dubbio: ” Se per l’aspetto temporale cerchiamo di collegare il passato con il futuro, per l’aspetto spaziale… non esiste… perché viviamo in un epoca dove non c’è più lo spazio, ma è stato sostituito da un ambiente informatico, perciò lo spazio purtroppo è a rischio, lo spazio espositivo, lo spazio creativo, lo spazio della performance sono a rischio. La società ci ha portato in questa direzione e l’arte ha sempre fatto da specchio della realtà”.L’artista prosegue dicendo che l’arte è l’unico media che dice la verità senza nasconderne i difetti, ma anticipando le tendenze. L’arte è cambiata in fretta in questi anni grazie all’espolosione dei social network, nuovo spazio di relazione. Se l’arte resta legata solo allo spazio espositivo diventa museo, perderebbe la relazione con le persone, che si sono spostate sull’ambiente mediatico e rinuncerebbe a questa perpetuabilità che deriva dall’utilizzo della tecnologia. Esperto di GIS e appassionato di open source, open data e innovazione, socio di PN luge GFOSS.it., cartografo part-time, polemico per hobby e formatore per passione. Classe 1973, ha cominciato a usare il PC solo con i 386 perché da ragazzo preferiva fare altro. Durante la preparazione della tesi in Scienze della comunicazione ha scoperto il Geomarketing ed è finito in breve a lavorare nel campo dell’urbanistica. Dopo la laurea magistrale in SIT e telerilevamento allo IUAV di Venezia, nel 2016 ha conseguito l’abilitazione come Pianificatore territoriale.
Antennacinema
Antennacinema Festival della TV e del Cinema 2001 Ospite della trasmissione per discutere di Diritto d'Autore, fiction televisiva e il caso di file sharing Napster.