Influenze
Oliviero Toscani / Emma Bonino
Oliviero Toscani mi presentò così a Emma Bonino, "Lui è quello che fotografa perchè ha paura di morire". E lei rispose, "Non mi sembra mica".
In effetti nel pieno dei miei novanta chili ero vestito con una giacca e cappello militare della Nato e tutto sembravo fuori che uno che temesse la morte. Ma questo era quello che avevo detto io quando Oliviero mi chiese la motivazione che mi spingeva a fotografare. Risposi appunto "La paura della morte".
"Quello che mi interessa è la decadenza, l'eterna lotta della materia contro il tempo, perché solo così riesco a vedere l'anima delle persone. La bellezza è lo scudo dell'interiorità, la decadenza invece è la porta principale verso quello che sta dentro tutte le cose, perché solo quello che si nasconde è il vero e immutabile valore dell'umanità"
In effetti nel pieno dei miei novanta chili ero vestito con una giacca e cappello militare della Nato e tutto sembravo fuori che uno che temesse la morte. Ma questo era quello che avevo detto io quando Oliviero mi chiese la motivazione che mi spingeva a fotografare. Risposi appunto "La paura della morte".
"Quello che mi interessa è la decadenza, l'eterna lotta della materia contro il tempo, perché solo così riesco a vedere l'anima delle persone. La bellezza è lo scudo dell'interiorità, la decadenza invece è la porta principale verso quello che sta dentro tutte le cose, perché solo quello che si nasconde è il vero e immutabile valore dell'umanità"
Grazie Neri
Fu dura nel 1990 Grazia Neri (dell'omonima e incontrastata agenzia di photo reportage milanese) nel commentare alcune mie fotografie: "Devi scegliere meglio i tuoi soggetti, hai ancora molta strada da fare". Il suo insegnamento, fondamentale, è stato che la fotografia non nasce esclusivamente dal tuo sguardo, ma soprattutto dal soggetto. Grazie Grazia !
Marianna Dembinska
Citato in un romanzo di "Marianna Dembinska", scrittice e conduttrice televisiva Polacca che descrive ironicamente la moda come un cappellino a forma di nido di quaglia con tanto di uova rotte nel mezzo, Stefano Mitrione ha portato indisturbato il suo fare moda già agli inizi degli anni duemila all'interno del contesto più che anacronistico di una delle più anticostituzionali Gallerie d'Arte Newyorchesi. Un'intero archivio di diapositive da lui scattate nell'ambito di sfilate, backstage e quant'altro la moda comprenda, opportunamente rielaborate attraverso processi chimici e biologici per un'entusiasmante effetto di luci e contrasti dalla dominante blu. Non da meno i suoi oltre cento ritratti al femminile della serie "Greyland", grandi tele dalle pennellate voraci ispirate alle eroine di Vogue, spogliate dalla loro iconicità estetica e restituite al Mondo "reale" in tutta la loro più profonda e contemporanea angoscia esistenziale. L'idea nacque per caso, calpestando uno speciale di "Vogue Paris" annegato in una pozzanghera di una fashion-street Milanese. (Redazione E Trends Magazine Italia)
Maria Luisa Brumana
Nel 2009 Maria Luisa Brumana di Bergamo inserisce il progetto Emotionboys nella sua tesi di laurea "La perdita del pudore nell'Arte contemporanea" (cfr. La Body Art). Questo progetto di arte contemporanea nasce nel 2007 in collaborazione con gli studenti di tre istituti scolastici veneti per denunciare il crescente disagio psicologico giovanile. Le immagini che ne conseguono non lasciano indifferente l'opinione pubblica a partire dagli stessi organi di stampa che ne fanno un ampio caso di discussione mediatica.
Approfondisci questo progetto:
Americanissimi
An American story America delle mie brame, chi è il più libero del reame? Dall'FBI a E Trends Magazine: la saga dei Mitrione d'America in 100 anni di storia.
Ai Mitrione l'America affascina eccome. Avvocati a New York, campioni nel Minnesota, agenti federali a Washington da quasi un secolo. Un nome legato pure al Filegate di un'allora amministrazione Clinton, una tradizione che sembra non avere confini, un pionIerismo che sbarca oggi anche nell'Arte e nel Design. - Perchè anche a lui, il nuovo Mitrione, fondatore tra le altre cose di una rivista di moda a New York (E Trends Magazine), il pensiero liberale piace, la velocità di interagire, di cambiare, di trasformarsi della società americana rispetto a quella europea gli è congeniale. - I primi esordi d'oltreoceano risalgono al 1995, quando un suo lavoro diventerà il simbolo della lotta internazionale contro le malattie virali patrocinata dall'americana CDC (Centers of Disease Control and Prevention), o di quegli scatti ad un'allora presidente Clinton con in braccio una bambina fatti così da vicino alla base Nato di Aviano. - E proprio quel rapporto privilegiato con la base sarà per Stefano Mitrione l'anticamera per gli States - quì incontrerà un concetto della vita affine alle sue aspettative, e una pragmatica amicizia con l'effervescente attore di teatro Melvin Zuercher, che lo aiuterà a comprendere sogni e conflitti di una società tanto idealizzata e complessa come quella americana. - Arriviamo così al 1999 quando Zuercher ritornerà alla terra di origine, si sposerà ed avrà due figli, poi il divorzio, ed infine di lui non si saprà più nulla. - Le feste all'interno della base, le amicizie e la nipotina adottiva Fatima, figlia dei Marshall, andranno via via sfumando, non lasciando alcuna traccia di quel passaggio che gli segnò profondamente il modo di fare e di pensare. Tutto divenne improvvisamente stretto e soffocante, l'America nel mirino dell'Islam si avviava ad un'altra imminente recessione, mentre a Milano incontrava già galleristi, artisti e gente comune - si apriva così un fervido periodo espositivo di personali e collettive, installazioni e performance, fino a quel tragico incidente stradale avvenuto in autostrada nei pressi di Bergamo, alle 11 di sera, dopo un'inaugurazione alla galleria di Tina Parotti. Di quel periodo ancora tanti sogni infranti, i vernissage, l'incontro con la rock-star berlinese Hanin Elias, il gruppo elettro-rock Port-royal, la gallerista Anna Canali e Tina Parotti, gli articoli sulle riviste di tendenza, ma anche lo shock dello schianto in autostrada, la paura quindi di viaggiare anche in auto oltre che in aereo. Io stessa, da otto anni al suo fianco, lo spronavo assiduamente alla ricerca di una sua nuova dimensione, di un suo spazio speciale. Qualsiasi cosa, anche l'America con tutte le sue contraddizioni al seguito - la nostalgia degli anni spensierati trascorsi con gli amici d'oltreoceano diventava sempre più radicata, il pensiero liberale lo permeava, e New York con i suoi diecimila artisti e le migliaia di gallerie d'Arte lo attraevano in maniera incessante, al limite dell'ossessione. - E dopo alcuni tentativi falliti ci fù il concorso, quello fortunato, e il primo invito da parte di una celebre galleria newyorchese, la Limner (fondata nel 1987 a Manhattan), ad esporre in una mostra intitolata Fantastic Visions - era il Settembre del 2004, l'anno dell'ingresso negli USA dalla porta principale di un nuovo, nuovissimo Mitrione. Ci fù pure un ampio articolo sull' anticonformista (e anticostituzionale) Direct Art Magazine e a seguire altre mostre come Strange Figurations nel Settembre successivo ed altre recensioni sul Direct Art, le performance al Greenwich parking e ben due Direct Art Award consecutivi. Non mancarono neppure gli inviti da parte di fondazioni come il Bronx Museum of the Arts e lo Sculputure Center di Long Island, i primi collezionisti come Julian Fifer, Tim Slowinski - insomma questa è ancora l'America delle possibilità, l'America dei sogni divenuti realtà. Oggi Stefano Mitrione è accettato come uno di loro, un creativo quasi americano - le conversazioni telefoniche con il suo gallerista sono sempre più frequenti, si parla di politica, di valori sociali, ma anche di fatti molto personali come la famiglia, l'incompatibilità verso una società consumistica ai limiti. - Perchè alla Limner c'è di fatto un altra America, non quella dei Bush, di Obama o di Hollywood - non quella della globalizzazione o dei McDonald, ma un'America lacerata e divisa dalla recessione e dall'odio, dall'estrema ricchezza e dall'estrema povertà, da ideali più o meno falsi e ideali più o meno veri, l'ambiguità dei valori e la vacuità degli status contemporanei in genere. - Ma a quale America mirava Mitrione?. Oggi l'ha raggiunta ed in cima ad un parcheggio multi-piano di Greenwich Street a Manhattan campeggia la sua ultima performance digitale che richiama la bandiera multicolore della pace.
Ai Mitrione l'America affascina eccome. Avvocati a New York, campioni nel Minnesota, agenti federali a Washington da quasi un secolo. Un nome legato pure al Filegate di un'allora amministrazione Clinton, una tradizione che sembra non avere confini, un pionIerismo che sbarca oggi anche nell'Arte e nel Design. - Perchè anche a lui, il nuovo Mitrione, fondatore tra le altre cose di una rivista di moda a New York (E Trends Magazine), il pensiero liberale piace, la velocità di interagire, di cambiare, di trasformarsi della società americana rispetto a quella europea gli è congeniale. - I primi esordi d'oltreoceano risalgono al 1995, quando un suo lavoro diventerà il simbolo della lotta internazionale contro le malattie virali patrocinata dall'americana CDC (Centers of Disease Control and Prevention), o di quegli scatti ad un'allora presidente Clinton con in braccio una bambina fatti così da vicino alla base Nato di Aviano. - E proprio quel rapporto privilegiato con la base sarà per Stefano Mitrione l'anticamera per gli States - quì incontrerà un concetto della vita affine alle sue aspettative, e una pragmatica amicizia con l'effervescente attore di teatro Melvin Zuercher, che lo aiuterà a comprendere sogni e conflitti di una società tanto idealizzata e complessa come quella americana. - Arriviamo così al 1999 quando Zuercher ritornerà alla terra di origine, si sposerà ed avrà due figli, poi il divorzio, ed infine di lui non si saprà più nulla. - Le feste all'interno della base, le amicizie e la nipotina adottiva Fatima, figlia dei Marshall, andranno via via sfumando, non lasciando alcuna traccia di quel passaggio che gli segnò profondamente il modo di fare e di pensare. Tutto divenne improvvisamente stretto e soffocante, l'America nel mirino dell'Islam si avviava ad un'altra imminente recessione, mentre a Milano incontrava già galleristi, artisti e gente comune - si apriva così un fervido periodo espositivo di personali e collettive, installazioni e performance, fino a quel tragico incidente stradale avvenuto in autostrada nei pressi di Bergamo, alle 11 di sera, dopo un'inaugurazione alla galleria di Tina Parotti. Di quel periodo ancora tanti sogni infranti, i vernissage, l'incontro con la rock-star berlinese Hanin Elias, il gruppo elettro-rock Port-royal, la gallerista Anna Canali e Tina Parotti, gli articoli sulle riviste di tendenza, ma anche lo shock dello schianto in autostrada, la paura quindi di viaggiare anche in auto oltre che in aereo. Io stessa, da otto anni al suo fianco, lo spronavo assiduamente alla ricerca di una sua nuova dimensione, di un suo spazio speciale. Qualsiasi cosa, anche l'America con tutte le sue contraddizioni al seguito - la nostalgia degli anni spensierati trascorsi con gli amici d'oltreoceano diventava sempre più radicata, il pensiero liberale lo permeava, e New York con i suoi diecimila artisti e le migliaia di gallerie d'Arte lo attraevano in maniera incessante, al limite dell'ossessione. - E dopo alcuni tentativi falliti ci fù il concorso, quello fortunato, e il primo invito da parte di una celebre galleria newyorchese, la Limner (fondata nel 1987 a Manhattan), ad esporre in una mostra intitolata Fantastic Visions - era il Settembre del 2004, l'anno dell'ingresso negli USA dalla porta principale di un nuovo, nuovissimo Mitrione. Ci fù pure un ampio articolo sull' anticonformista (e anticostituzionale) Direct Art Magazine e a seguire altre mostre come Strange Figurations nel Settembre successivo ed altre recensioni sul Direct Art, le performance al Greenwich parking e ben due Direct Art Award consecutivi. Non mancarono neppure gli inviti da parte di fondazioni come il Bronx Museum of the Arts e lo Sculputure Center di Long Island, i primi collezionisti come Julian Fifer, Tim Slowinski - insomma questa è ancora l'America delle possibilità, l'America dei sogni divenuti realtà. Oggi Stefano Mitrione è accettato come uno di loro, un creativo quasi americano - le conversazioni telefoniche con il suo gallerista sono sempre più frequenti, si parla di politica, di valori sociali, ma anche di fatti molto personali come la famiglia, l'incompatibilità verso una società consumistica ai limiti. - Perchè alla Limner c'è di fatto un altra America, non quella dei Bush, di Obama o di Hollywood - non quella della globalizzazione o dei McDonald, ma un'America lacerata e divisa dalla recessione e dall'odio, dall'estrema ricchezza e dall'estrema povertà, da ideali più o meno falsi e ideali più o meno veri, l'ambiguità dei valori e la vacuità degli status contemporanei in genere. - Ma a quale America mirava Mitrione?. Oggi l'ha raggiunta ed in cima ad un parcheggio multi-piano di Greenwich Street a Manhattan campeggia la sua ultima performance digitale che richiama la bandiera multicolore della pace.
E Trends Magazine
E Trends Magazine è una Rivista di Tendenze Globali fondata nel 2013 a New York da Stefano Mitrione e Obi Cymatica. La sua principale funzionalità editoriale, come quasi tutte le Riviste di tendenze Italiane e Internazionali, è quella di intercettare i Trend più influenti e caratterizzanti in coerenza con le linee guida delle proiezioni a breve-medio termine dello stile e dei cambiamenti socio-culturali. Il suo grido "Potente, elegante, democratico" promette e mantiene una facile navigazione all'interno della piattaforma multimediale attraverso l'utilizzo di filtri categorici, un'ampia visione Internazionale dello stile contemporaneo in fatto di moda, design e architettura, e un approccio largamente democratico e trasversale.