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CHANGE your VISION to CHANGE your LIFE
Transizione, la parola magica per descrivere un futuro più eco sostenibile.
Occorre infatti tempo, 12 anni, coraggio, e buona volontà.
Lo abbiamo già fatto passando dai nostri stessi piedi alla ruota, dalla ruota alla carrozza, dalla carozza all'auto, e ora penso che sia giunto il momento di riflettere su dove vogliamo andare oltre che a una saggia revisione tecnologica delle nostre vecchie auto a motore endotermico?
Siamo ormai in 8 miliardi di individui che popolano, (da pochissimo tempo nei termini geologici), un pianeta ne ha ben 5, mentre l'overshotday, da cui dipendiamo tutti, è slittato a Maggio.
Il capolinea quindi è per fine secolo, poi mangeremo chewingum.
E il Sole?
Ovvio che il Sole ci mette di suo, quindi noi ce ne freghiamo, tanto la colpa la daremo a lui.
Quindi dobbiamo crepare arrostiti per un non mea culpa?
Ma aiutati che il ciel ti aiuta!
Non si dice così?
Certo, è arrivato il momento di rivedere molte cose che non vanno.
A partire dal nostro stesso stile di vita occidentale, che genera di per se una fetta non del tutto marginale della Co2 globale del nostro tempo.
Fosse anche qualche punto percentuale (ma è di più di uno, dati scientifici alla mano), fa una differenza che potrebbe essere provvidenziale dal momento che abbiamo l'acqua alla gola.
E le auto?
Emettono troppi agenti nocivi per la salute umana, questo è più che risaputo. Basta vedere le città dove l'aria è quasi irrespirabile e le piogge hanno un PH talmente acido da compromettere l'equilibrio vitale delle nostre cellule.
Quindi dobbiamo rendere l'aria che respiriamo più ecocompatibile con la nostra natura umana, a prescindere dalla transazione ecologica e con assoluta urgenza.
La maggior parte degli abitanti della Terra vive in grandi agglomerati urbani saturi di sostanze tossiche, gran parte delle quali generate sicuramente dal motore a combustione.
Nelle grandi metropoli non si riesce a guidare con i finestrini aperti, e questa ne è la prova.
Ma tutto ciò sembra essere accettato mentre le persone continuano ad ammalarsi come in una diabolica roulette russa.
E ritorniamo al Sole, perché sento che a quello state pensando. Il perfetto capo espiatorio delle nostre colpe.
Ma a generare il riscaldamento globale non è solamente l'attività solare, (anche perchè il Sole è molto distante dal nostro pianeta), ma in modo più incisivo quello che viene definito l'effetto serra, quella sottile pellicola atmosferica che trattiene l'irraggiamento solare in superficie come il domopack sui nostri alimenti.
E questo fenomeno climatico è generato soprattutto dalla Co2: vulcanica, vegetale, animale, umana, industriale e quella dei trasporti, a loro volta aerei, navali, e automobilistici.
Il punto è:
Cosa vogliamo ridurre o ottimizzare?
Vulcani, piante, animali, uomini, industrie, aerei, navi o automobili?
Qualcosa dobbiamo pur scegliere, a questo punto si lavora con i soli punti percentuale perché l'acqua ci arriva quasi al naso.
I primi quattro non sono assolutamente negoziabili, e fin qui saremo tutti d'accordo, le industrie non si toccano perché generano lavoro e benessere economico, aerei e navi sono necessari allo spostamento del nostro stesso consumismo sfrenato, e nemmeno quello guai a toccarlo.
Restano le auto che però servono per raggiungere quotidianamente le industrie.
Ma le auto, essendo tante, e per quella politica economica su cui si fondano gli stati (il popolo è l'organismo che meglio si presta alla Polis, e quindi al bene comune), ecco che potrebbero rappresentare il punto di partenza più percorribile per un cambiamento radicale del nostro modello di vita, oltre che sul piano della mobilità.
2035.
E siamo stati anche graziati perché sono ben 12 anni.
Un tempo abbastanza lasco da farci stare dentro l'abbattimento del prezzo di un veicolo elettrico, la ricerca per un'autonomia di utilizzo soddisfacente (c'è già chi parla di un prototipo da 1400 km), è, contestualmente, l'ampliamento e la capillare diffusione delle reti di ricarica.
Al ritmo dell'attuale accelerazione tecnologica ci si potrebbe stare dentro in decina d'anni, non di più.
Quindi il piano c'è, e si chiama appunto transizione elettrica, che a sua volta fa parte della più generica e ampia transizione ecologica globale.
E, come avvenuto un secolo fa, saranno gli automobilisti europei più abbienti a fare da apripista verso un futuro dove le auto elettriche raggiungeranno il loro prezzo d'acquisto ottimale per diffondersi democraticamente in tutto il pianeta.
È successa la stessa identica cosa con la transizione petrolifera nell'era industriale.
Occorre infatti tempo, 12 anni, coraggio, e buona volontà.
Lo abbiamo già fatto passando dai nostri stessi piedi alla ruota, dalla ruota alla carrozza, dalla carozza all'auto, e ora penso che sia giunto il momento di riflettere su dove vogliamo andare oltre che a una saggia revisione tecnologica delle nostre vecchie auto a motore endotermico?
Siamo ormai in 8 miliardi di individui che popolano, (da pochissimo tempo nei termini geologici), un pianeta ne ha ben 5, mentre l'overshotday, da cui dipendiamo tutti, è slittato a Maggio.
Il capolinea quindi è per fine secolo, poi mangeremo chewingum.
E il Sole?
Ovvio che il Sole ci mette di suo, quindi noi ce ne freghiamo, tanto la colpa la daremo a lui.
Quindi dobbiamo crepare arrostiti per un non mea culpa?
Ma aiutati che il ciel ti aiuta!
Non si dice così?
Certo, è arrivato il momento di rivedere molte cose che non vanno.
A partire dal nostro stesso stile di vita occidentale, che genera di per se una fetta non del tutto marginale della Co2 globale del nostro tempo.
Fosse anche qualche punto percentuale (ma è di più di uno, dati scientifici alla mano), fa una differenza che potrebbe essere provvidenziale dal momento che abbiamo l'acqua alla gola.
E le auto?
Emettono troppi agenti nocivi per la salute umana, questo è più che risaputo. Basta vedere le città dove l'aria è quasi irrespirabile e le piogge hanno un PH talmente acido da compromettere l'equilibrio vitale delle nostre cellule.
Quindi dobbiamo rendere l'aria che respiriamo più ecocompatibile con la nostra natura umana, a prescindere dalla transazione ecologica e con assoluta urgenza.
La maggior parte degli abitanti della Terra vive in grandi agglomerati urbani saturi di sostanze tossiche, gran parte delle quali generate sicuramente dal motore a combustione.
Nelle grandi metropoli non si riesce a guidare con i finestrini aperti, e questa ne è la prova.
Ma tutto ciò sembra essere accettato mentre le persone continuano ad ammalarsi come in una diabolica roulette russa.
E ritorniamo al Sole, perché sento che a quello state pensando. Il perfetto capo espiatorio delle nostre colpe.
Ma a generare il riscaldamento globale non è solamente l'attività solare, (anche perchè il Sole è molto distante dal nostro pianeta), ma in modo più incisivo quello che viene definito l'effetto serra, quella sottile pellicola atmosferica che trattiene l'irraggiamento solare in superficie come il domopack sui nostri alimenti.
E questo fenomeno climatico è generato soprattutto dalla Co2: vulcanica, vegetale, animale, umana, industriale e quella dei trasporti, a loro volta aerei, navali, e automobilistici.
Il punto è:
Cosa vogliamo ridurre o ottimizzare?
Vulcani, piante, animali, uomini, industrie, aerei, navi o automobili?
Qualcosa dobbiamo pur scegliere, a questo punto si lavora con i soli punti percentuale perché l'acqua ci arriva quasi al naso.
I primi quattro non sono assolutamente negoziabili, e fin qui saremo tutti d'accordo, le industrie non si toccano perché generano lavoro e benessere economico, aerei e navi sono necessari allo spostamento del nostro stesso consumismo sfrenato, e nemmeno quello guai a toccarlo.
Restano le auto che però servono per raggiungere quotidianamente le industrie.
Ma le auto, essendo tante, e per quella politica economica su cui si fondano gli stati (il popolo è l'organismo che meglio si presta alla Polis, e quindi al bene comune), ecco che potrebbero rappresentare il punto di partenza più percorribile per un cambiamento radicale del nostro modello di vita, oltre che sul piano della mobilità.
2035.
E siamo stati anche graziati perché sono ben 12 anni.
Un tempo abbastanza lasco da farci stare dentro l'abbattimento del prezzo di un veicolo elettrico, la ricerca per un'autonomia di utilizzo soddisfacente (c'è già chi parla di un prototipo da 1400 km), è, contestualmente, l'ampliamento e la capillare diffusione delle reti di ricarica.
Al ritmo dell'attuale accelerazione tecnologica ci si potrebbe stare dentro in decina d'anni, non di più.
Quindi il piano c'è, e si chiama appunto transizione elettrica, che a sua volta fa parte della più generica e ampia transizione ecologica globale.
E, come avvenuto un secolo fa, saranno gli automobilisti europei più abbienti a fare da apripista verso un futuro dove le auto elettriche raggiungeranno il loro prezzo d'acquisto ottimale per diffondersi democraticamente in tutto il pianeta.
È successa la stessa identica cosa con la transizione petrolifera nell'era industriale.
I concetti della transizione elettrica
Prima di iniziare ad approfondire questa pagina fermiamoci un attimo per esaminare questi fattori:
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IN PILLOLE:
Emissioni Zero entro il 2035
Per emissioni Zero si intende la riduzione del 100% del parco auto e furgoni che emettono Co2 , quindi tutti i veicoli leggeri con motore a combustione, alimentate a benzina e diesel.
Neutralità climatica entro il 2050
L'obiettivo sostanziale è quello di stabilizzare a 1,5° l'aumento della temperatura media globale nel lungo periodo in termini di emissioni di anidride carbonica (CO2).
Il costo della batteria
I costi di manutenzione di un'auto elettrica sono davvero minimi e vanno a compensare il costo di un eventuale costo della remota sostituzione della batteria. Normalmente c'è da considerare che pochi, al giorno d'oggi, portano a fine carriera la propria auto, anche grazie al concetto di non proprietà, ad esempio il noleggio a lungo termine che vede oltretutto il nostro paese ai vertici europei.
Il punto di convenienza
Con una EV, considerato ovviamente il tipo di esigenza sul piano stradale, il punto di pareggio della convenienza è facilmente raggiungibile grazie alle irrisorie spese di esercizio e del bollo.
L'aspetto ambientale
Ovviamente può considerarsi un vero mezzo ecologico per quanto riguarda innanzitutto l'inquinamento delle città in cui si muove.
E, secondo accurati studi, la mobilità elettrica è più efficirnte anche sul concetto stesso di impatto ambientale, essendo l'emissione della Co2 iniziale nel momento dalle produzione, viene largamente assorbita nell'utilizzo successivo del veicolo stesso.
E, secondo accurati studi, la mobilità elettrica è più efficirnte anche sul concetto stesso di impatto ambientale, essendo l'emissione della Co2 iniziale nel momento dalle produzione, viene largamente assorbita nell'utilizzo successivo del veicolo stesso.
Il futuro delle EV
In futuro, grazie alla progressiva transizione, che non sarà istantanea, si creeranno i fondi e le ulteriori tecnologie per impostare adeguatamente tutte le infrastrutture di ricarica e smaltimento delle batterie.
Pensiamo ad esempio alla nascita del motore termico.
Non è stato facile nemmeno per lui articolare agli attuali "equilibri" socio economici.
Purtroppo non è stato considerata l'altra faccia della medaglia.
Pensiamo ad esempio alla nascita del motore termico.
Non è stato facile nemmeno per lui articolare agli attuali "equilibri" socio economici.
Purtroppo non è stato considerata l'altra faccia della medaglia.
APPROFONDIMENTI:
Perchè tendiamo a rifiutare le EV (Electric Vehicle)
Proprio l'elettrico non va giù.
E come potrebbe essere altrimenti? Non andava giù neppure l'automobile un secolo fa, o la lampadina di Edison mezzo secolo prima. E a scanso di una sola spanna di margine, posso immaginare che anche la ruota, circa 5.000 anni prima, fu giudicata una pessima idea, poiché impossibile da controllare in discesa. In realtà è il cambiamento che ci ha sempre fatto paura, non le invenzioni. Perché destabilizza in profondità le nostre convinzioni e, soprattutto, lo status quo di ognuno di noi. E oggi su cosa si discute? Se ci fossimo arresi alle prime difficoltà, oggi non avremo nulla su cui discutere nell'ambito delle possibili alternative energetiche, semplicemente perché non ci sarebbe né l'automobile, né la luce a illuminarne la strada, e neppure le ruote su cui farla rotolare. |
Il futuro non è creato dalla paura, ma dal coraggio di tentare.
Capisco le varie incertezze e perplessità che una qualsiasi nuova scoperta provochi nel collettivo. Tuttavia occorre ricordare che la medesima situazione si è anche presentata con la transizione dalla trazione animale a quella termica, esattamente un secolo fa, quando possedere un'automobile era riservato solo alle classi più agiate.
Ma se l'avessimo ostacolata, come oggi stiamo facendo con la correlativa transazione elettrica, saremo tutti in giro con il calesse.
Ed è sempre stato così.
Prima di rodare nuove invenzioni occorrono innumerevoli sacrifici collettivi e sociali.
Ma se non iniziamo resteremo per sempre al palo dell'obsescenza.
Inoltre mi sembra naturale che la combustione di materiale fossile non sia più gestibile. Semplicemente per il fatto che le città si stanno avvelenando con le proprie stesse mani. E non è affatto vero che produrre energia elettrica nelle centrali da materiali combustibili risulterebbe essere più inquinante della corrispettiva combustione privata, quella che avviene oggigiorno collettivamente nelle nostre auto termiche.
Per una semplice ragione che produrre "all'ingrosso" lo stesso equivalente energetico in aree di produzione, - oltremodo periferiche quindi a distanza dal fattore umano -, è sempre più efficiente che farlo in proprio moltiplicato per X automobilisti privati.
Inoltre ci sarebbe comunque da considerare che al cresere del parco auto elettrico, si creerebbero le nuove condizioni finanziarie per poter adattare le centrali di produzione energetica alle nuove fonti di approvvigionamento. Penso all'eolico, al fotovoltaico magari sviluppato nelle aree più desertiche del pianeta o addirittura ai poli.
Se non iniziamo ora non potremo mai raggiungere un futuro più eco sostenibile in un contesto dove la produzione di automobili cresce proporzionalmente all'incremento di benessere dei paesi in via di sviluppo.
Entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà quota 9 miliardi, ma la cosa che influirà negativamente, anche sul clima, saranno quei 2/3 miliardi di persone che entreranno di fatto nei mercati tecnologici globali, automotive incluso.
DIESEL:
La combustione diesel è ormai in declino da almeno un decennio se non più, tenuta in vita solamente da una quantità sconcertante di adattamenti ed applicazioni elettroniche che ne tamponano l'effettiva anzianità di progetto. Si tratta di una sorta di "ACCANIMENTO ADATTATIVO" su una tecnologia ormai in coma.
Quindi lasciamo stare le varie vicissitudini di percorso, felici e meno felici, e guardiamo su una prospettiva più a lungo termine, ad esempio entro il 2050, passando per quel fatidico spartiacque del 2035 che tanto additato (sono comunque 12 anni, le nostre attuali autovetture termiche saranno già da cambiare comunque).
Il progresso è innarestabile viviamo nell'era dell'iper accelerazione tecnologica e scientifica. L'aereo è già verso la fine della pista di decollo e se dovesse essere fermato bruscamente finirebbe per schiantarsi oltre la pista stessa.
E NOI, QUALE CONTRIBUTO POTREMO MAI DARE A TUTTO CIO'?
A questo punto ognuno di noi può ritenersi libero di informarsi quando è dove vuole (esistono milioni di fonti su cui farlo), per esprimere di conseguenza il resoconto delle proprie acquisizioni culturali, ma non sarà certo ascoltato nell'area di un MacroTrend di questa portata, poiché il potere che oggi hanno i popoli, anche quelli più "democraticamente occidentalizzati", è veramente marginale se non inesistente.
A governarci, sappiamolo bene, non è tanto un'elite avida di reddito, ma lo stesso nostro legame, intimo e trascendentale, con la finanza stessa. Mi riferisco al debito pubblico, il facile accesso del finanziamento e al nuovo concetto di non proprietà, sostituita da una proprietà a breve, medio e lungo termine (e in questo noi Italiani siamo in cima alla classifica europea mentre, paradossalmente, siamo il fanalino di coda per quanto riguarda la motricità elettrica).
Alla luce di questi fatti trovo comunque giusto esporre tutti i nostri comprensibili dubbi di un futuro che ahimè, sarà veramente complicato, ma trovo viceversa ridicolo accanirsi su chi produce, investendo tra l'altro ingenti capitali in ricerca, autovetture elettriche.
"Il mercato è libero proporzionalmente alla libertà di parola di chi lo tiene in vita".
Ma se l'avessimo ostacolata, come oggi stiamo facendo con la correlativa transazione elettrica, saremo tutti in giro con il calesse.
Ed è sempre stato così.
Prima di rodare nuove invenzioni occorrono innumerevoli sacrifici collettivi e sociali.
Ma se non iniziamo resteremo per sempre al palo dell'obsescenza.
Inoltre mi sembra naturale che la combustione di materiale fossile non sia più gestibile. Semplicemente per il fatto che le città si stanno avvelenando con le proprie stesse mani. E non è affatto vero che produrre energia elettrica nelle centrali da materiali combustibili risulterebbe essere più inquinante della corrispettiva combustione privata, quella che avviene oggigiorno collettivamente nelle nostre auto termiche.
Per una semplice ragione che produrre "all'ingrosso" lo stesso equivalente energetico in aree di produzione, - oltremodo periferiche quindi a distanza dal fattore umano -, è sempre più efficiente che farlo in proprio moltiplicato per X automobilisti privati.
Inoltre ci sarebbe comunque da considerare che al cresere del parco auto elettrico, si creerebbero le nuove condizioni finanziarie per poter adattare le centrali di produzione energetica alle nuove fonti di approvvigionamento. Penso all'eolico, al fotovoltaico magari sviluppato nelle aree più desertiche del pianeta o addirittura ai poli.
Se non iniziamo ora non potremo mai raggiungere un futuro più eco sostenibile in un contesto dove la produzione di automobili cresce proporzionalmente all'incremento di benessere dei paesi in via di sviluppo.
Entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà quota 9 miliardi, ma la cosa che influirà negativamente, anche sul clima, saranno quei 2/3 miliardi di persone che entreranno di fatto nei mercati tecnologici globali, automotive incluso.
DIESEL:
La combustione diesel è ormai in declino da almeno un decennio se non più, tenuta in vita solamente da una quantità sconcertante di adattamenti ed applicazioni elettroniche che ne tamponano l'effettiva anzianità di progetto. Si tratta di una sorta di "ACCANIMENTO ADATTATIVO" su una tecnologia ormai in coma.
Quindi lasciamo stare le varie vicissitudini di percorso, felici e meno felici, e guardiamo su una prospettiva più a lungo termine, ad esempio entro il 2050, passando per quel fatidico spartiacque del 2035 che tanto additato (sono comunque 12 anni, le nostre attuali autovetture termiche saranno già da cambiare comunque).
Il progresso è innarestabile viviamo nell'era dell'iper accelerazione tecnologica e scientifica. L'aereo è già verso la fine della pista di decollo e se dovesse essere fermato bruscamente finirebbe per schiantarsi oltre la pista stessa.
E NOI, QUALE CONTRIBUTO POTREMO MAI DARE A TUTTO CIO'?
A questo punto ognuno di noi può ritenersi libero di informarsi quando è dove vuole (esistono milioni di fonti su cui farlo), per esprimere di conseguenza il resoconto delle proprie acquisizioni culturali, ma non sarà certo ascoltato nell'area di un MacroTrend di questa portata, poiché il potere che oggi hanno i popoli, anche quelli più "democraticamente occidentalizzati", è veramente marginale se non inesistente.
A governarci, sappiamolo bene, non è tanto un'elite avida di reddito, ma lo stesso nostro legame, intimo e trascendentale, con la finanza stessa. Mi riferisco al debito pubblico, il facile accesso del finanziamento e al nuovo concetto di non proprietà, sostituita da una proprietà a breve, medio e lungo termine (e in questo noi Italiani siamo in cima alla classifica europea mentre, paradossalmente, siamo il fanalino di coda per quanto riguarda la motricità elettrica).
Alla luce di questi fatti trovo comunque giusto esporre tutti i nostri comprensibili dubbi di un futuro che ahimè, sarà veramente complicato, ma trovo viceversa ridicolo accanirsi su chi produce, investendo tra l'altro ingenti capitali in ricerca, autovetture elettriche.
"Il mercato è libero proporzionalmente alla libertà di parola di chi lo tiene in vita".
La prevedibilità dei cambiamenti: i Macro Trend
E la transizione elettrica (o più ampliamente definibile ecologica) prosegue secondo gli schemi di sviluppo a breve, medio e lungo termine e non si cura più di tanto di chi non è d'accordo con i suoi piani, generalmente è il progresso che non ha nessun obbligo di farsi piacere agli uomini del presente.
Oggi, a differenza di ieri, le previsioni si avvalgono di tecnologie informatiche molto avanzate e dei cosiddetti Macro Trend:
quei fenomeni socioculturali di portata generale, che possono durare per decenni e che coinvolgono trasversalmente ambiti di mercato molto diversi.
Prima di mettere nel mercato qualsiasi prodotto, viene individuato dapprima il relativo mercato di riferimento, e se non ci dovesse essere viene pure creato dal nulla.
Successivamente vengono fatte ricerche di mercato molto accurate, si sviluppano indagini ad ampio raggio, test, e prove di ogni genere sui prototipi.
Ci lavorano uomini scrupolosi, esperti in marketing, design, ingegneria, statistica, economia.
Questo comporta notevoli investimenti per le aziende mentre i loro fatturati crescono di pari passo.
Oggi, a differenza di ieri, le previsioni si avvalgono di tecnologie informatiche molto avanzate e dei cosiddetti Macro Trend:
quei fenomeni socioculturali di portata generale, che possono durare per decenni e che coinvolgono trasversalmente ambiti di mercato molto diversi.
Prima di mettere nel mercato qualsiasi prodotto, viene individuato dapprima il relativo mercato di riferimento, e se non ci dovesse essere viene pure creato dal nulla.
Successivamente vengono fatte ricerche di mercato molto accurate, si sviluppano indagini ad ampio raggio, test, e prove di ogni genere sui prototipi.
Ci lavorano uomini scrupolosi, esperti in marketing, design, ingegneria, statistica, economia.
Questo comporta notevoli investimenti per le aziende mentre i loro fatturati crescono di pari passo.
Hypermiling
Auto elettriche, ibride, a idrogeno, ma poco si parla dell'Hypermiling. Non si tratta di una nuova tecnologia, ma di un comportamento dinamico dello stile di guida atto a massimilizzare il rendimento energetico di qualsiasi motore indipendentemente dalla sua tecnologia. Stiamo parlando di un trenta per cento di risparmio sul caro carburante, che già di per se potrebbe mettere sullo stesso piano energetico un'autovettura a benzina su una a gasolio, e una ibrida a una elettrica. Se sul piano teorico l'Hypermiling può già destare l'attenzione della maggior parte dei lettori di questo articolo, sul piano pratico potrebbe invece convincerli a cambiare davvero il proprio stile di guida.
I vantaggi sono molteplici: economico, psicologico e ambientale. Il mio test inizia un mese prima. Quello che l'Hypermiling ci richiede è semplicemente un a nuovo approccio psicologico con il nostro stile di vita. In primis, dolcezza, lentezza, e serenità. E già di per se questo è un ottimo upgrade nella propria vita, dove i nuovi ritmi del progresso ci portano verso un'accelerazione esponenziale dell'usura psicofisica del proprio corpo. Dal punto di vista automobilistico la prova è stata oltremodo soddisfacente. Meno 30% di consumo medio. |
Ma come si diventa Hypermilers?
Come abbiamo letto la dolcezza e la lentezza devono diventare il nuovo approccio alla gestione di tutti i comandi della propria automobile ad esclusione di quelli riservati alla sicurezza.
Ma anche una maggiore comprensione del quadro strumenti e del nostro percorso.
Il numero di giri del motore, raffigurato nel contagiri del quadro strumenti quasi sempre a sinistra, non dovrebbe mai superare i 1100 giri prima del cambio alla marcia più alta.
L'osservazione del traffico dovrebbe essere valutato in anticipo.
L'avvicinamento ad un semaforo o a una precedenza dovrebbero invece essere anticipati da un'azzerramento progressivo sia della velocità che del numero di giri del motore senza però cadere nella tentazione della guida a residuo inerziale, in quanto andrebbe a vanificare l'efficacia del freno motore.
In sostanza l'albero motore dovrebbe essere sempre tenuto collegato alla forza motrice.
Le accelerazioni e le partenza da fermo dovrebbero essere oltremodo dolci in quanto proprio in questa fasi si ha la maggior richiesta di energia, e quindi di carburante.
Se non si dispone della funzione startstop è utile spegnere il motore quando l'auto si deve fermare per più di un minuto, ad esempio al semaforo o in una coda persistente.
Nelle partenze a freddo si può partire subito a patto di agire ancora più dolcemente sul pedale dell'acceleratore.
Gli pneumatici dovrebbero essere sempre gonfiati secondo le indicazioni della casa, così come una corretta lubrificazione delle parti meccaniche.
Eliminare anche qualsiasi peso superfluo all'interno di abitacolo e del baule mentre i finestrini aperti andrebbero chiusi soprattutto alle andature più significative al fine di non penalizzarne l'areodinamica mentre, alle andature più rilassate, il finestrino aperto risulterebbe più efficiente a livello energetico del condizionatore acceso.
Infine la scelta di un pneumatico più stretto e specifico, potrebbe portare ad un'ulteriore efficienza dell'intero veicolo.
È questo insieme di comportamenti e ottimizzazioni che viene definito Hypermiling ed equivale, secondo il mio test ad un trenta per cento sul risparmio energetico, una maggiore sicurezza di guida e rispetto per l'ambiente circostante.
Ma anche una maggiore comprensione del quadro strumenti e del nostro percorso.
Il numero di giri del motore, raffigurato nel contagiri del quadro strumenti quasi sempre a sinistra, non dovrebbe mai superare i 1100 giri prima del cambio alla marcia più alta.
L'osservazione del traffico dovrebbe essere valutato in anticipo.
L'avvicinamento ad un semaforo o a una precedenza dovrebbero invece essere anticipati da un'azzerramento progressivo sia della velocità che del numero di giri del motore senza però cadere nella tentazione della guida a residuo inerziale, in quanto andrebbe a vanificare l'efficacia del freno motore.
In sostanza l'albero motore dovrebbe essere sempre tenuto collegato alla forza motrice.
Le accelerazioni e le partenza da fermo dovrebbero essere oltremodo dolci in quanto proprio in questa fasi si ha la maggior richiesta di energia, e quindi di carburante.
Se non si dispone della funzione startstop è utile spegnere il motore quando l'auto si deve fermare per più di un minuto, ad esempio al semaforo o in una coda persistente.
Nelle partenze a freddo si può partire subito a patto di agire ancora più dolcemente sul pedale dell'acceleratore.
Gli pneumatici dovrebbero essere sempre gonfiati secondo le indicazioni della casa, così come una corretta lubrificazione delle parti meccaniche.
Eliminare anche qualsiasi peso superfluo all'interno di abitacolo e del baule mentre i finestrini aperti andrebbero chiusi soprattutto alle andature più significative al fine di non penalizzarne l'areodinamica mentre, alle andature più rilassate, il finestrino aperto risulterebbe più efficiente a livello energetico del condizionatore acceso.
Infine la scelta di un pneumatico più stretto e specifico, potrebbe portare ad un'ulteriore efficienza dell'intero veicolo.
È questo insieme di comportamenti e ottimizzazioni che viene definito Hypermiling ed equivale, secondo il mio test ad un trenta per cento sul risparmio energetico, una maggiore sicurezza di guida e rispetto per l'ambiente circostante.
Stop Oil
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stefano-mitrione-media-ey-mobility-consumer-index-2023.pdf | |
File Size: | 1311 kb |
File Type: |
Ph. Craig Adderley, Peter Fazekas, Loïc Manegarium, Michael Pointner, Elena Raklionskaya, Aron Razif, Ahmed Shahwan, Mark Stebnicki, Tom Swinnen
Contenuti esterni:
Per approfondire ancora di più:
Quattro dei principali macro argomenti della nostra contemporaneità sono diventati il terreno più contaminato dalla disinformazione.
1. Bill Gates | Eugenetica |
2. Transizione ecologica | EV |
3. Guerra in Europa |
4. Coronavirus |