Reddito universale
Il primo evento della terza stagione 2024/2025 tratterà uno degli argomenti più controversi degli ultimi due anni:
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Robot Tax
In un prospettiva ottimistica, secondo il nostro tradizionale approccio, entro il 2050 l'essere umano non avrà più bisogno di lavorare per mantenersi. Secondo Elon Musk, che di queste argomentazioni ha dato già dato dimostrazione della sua influenza, le macchine dotate di una certa intelligenza seppur artificiale saranno presto in grado di sostituire le capacità e le abilità umane in quasi tutte le aree produttive e di concetto. Anche il fondatore di OpenAI, Sam Altam, sembra indicare la medesima proiezione anche se in modo leggermente diverso.
Secondo il CEO di SpaceX e Tesla, basterà infatti introdurre una sorta di tassa sulla robotizzazione alle aziende che sostituiscono le competenze umane con androidi per la manodopera e intelligenza artificiale per le occupazioni di concetto. Questo dovrebbe bastare a compensare e garantire un reddito a chi rimarrà senza la sua originaria occupazione. Il fondatore di OpenAI invece si dirige verso la potenza di calcolo universale di base (UBC, Universal Basic Compute). Ad ogni cittadino non occupato verrebbe garantito una porzione della potenza di calcolo da utilizzare come una vera e propria valuta di scambio. Scenari non privi di contraddizioni etiche e psicologiche. Ad esempio l'impatto psicologico che questa nuova forma di vita agiata, o disagiata secondo i punti di vista, avrebbe sulla sfera emotiva e delle relazioni umane e sulle diseguaglianze tra chi percepisce questo reddito e chi invece dovrà ancora lavorare per vivere, almeno fino a quando tutti avranno cancellato dalla loro mente e dalle loro mani la parola lavoro inteso come "ricatto alla vita". Un altro aspetto poi è quello legato alla coscienza delle macchine: quando in un possibile futuro potranno comprendere un sé esistenziale e comprendere il concetto di libertà. Concetti ben noti alla narrazione fantascientifica e che non lasciano immaginare scenari tanto positivi per l'esistenza della nostra specie. Basti pensare a Matrix o ancor prima Terminator dove sono le macchine a ribellarsi e porre fine all'egemonia della nostra specie. Pericoli tra l'altro segnalati a colpi di Twitt dagli stessi artefici di questo possibile cambiamento.
Secondo il CEO di SpaceX e Tesla, basterà infatti introdurre una sorta di tassa sulla robotizzazione alle aziende che sostituiscono le competenze umane con androidi per la manodopera e intelligenza artificiale per le occupazioni di concetto. Questo dovrebbe bastare a compensare e garantire un reddito a chi rimarrà senza la sua originaria occupazione. Il fondatore di OpenAI invece si dirige verso la potenza di calcolo universale di base (UBC, Universal Basic Compute). Ad ogni cittadino non occupato verrebbe garantito una porzione della potenza di calcolo da utilizzare come una vera e propria valuta di scambio. Scenari non privi di contraddizioni etiche e psicologiche. Ad esempio l'impatto psicologico che questa nuova forma di vita agiata, o disagiata secondo i punti di vista, avrebbe sulla sfera emotiva e delle relazioni umane e sulle diseguaglianze tra chi percepisce questo reddito e chi invece dovrà ancora lavorare per vivere, almeno fino a quando tutti avranno cancellato dalla loro mente e dalle loro mani la parola lavoro inteso come "ricatto alla vita". Un altro aspetto poi è quello legato alla coscienza delle macchine: quando in un possibile futuro potranno comprendere un sé esistenziale e comprendere il concetto di libertà. Concetti ben noti alla narrazione fantascientifica e che non lasciano immaginare scenari tanto positivi per l'esistenza della nostra specie. Basti pensare a Matrix o ancor prima Terminator dove sono le macchine a ribellarsi e porre fine all'egemonia della nostra specie. Pericoli tra l'altro segnalati a colpi di Twitt dagli stessi artefici di questo possibile cambiamento.
Il futuro è sempre determinato da noiUno dei primi robot che abbiamo fatto entrare nelle nostre vite doveva pulirci il pavimento.
Era il 1996 e sembrava davvero sconvolgente che una ruota appoggiata al pavimento delle nostre case potesse avere l'intelligenza di coprire tutta la superficie delle nostre stanze evitando tutti gli ostacoli che incontrava. Ma il primo roboto della storia è molto più antico, Automate Therapaenis risale ben a 2200 anni fa ad opera di un ingegnere greco. |
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Photo credits: Tima Miroshnichenko, Pixabay, Brett Sayles