SCACCO MATTO
di Stefano Mitrione
di Stefano Mitrione
A.I.
Il progresso come forza di gravità evolutiva
L'intelligenza artificiale si pone come spartiacque tra due mondi, o il più grande cambiamento che la nostra specie abbia mai dovuto affrontare.
Quello che potrebbe risultare indigesto ai molti riguarderebbe invece l'aspetto etico e morale su quanto questa nuova tecnologia potrebbe scansare in pochi anni il concetto stesso di umanità. Non è un argomento tanto semplice, neppure da spiegare, in quanto nemmeno chi ne è direttamente coinvolto nella ricerca riesce veramente a capire il sentimento operativo di quella che viene definita la scatola nera, un luogo quasi inaccessibile all'uomo. Ma come sappiamo bene il progresso è sempre stato assoggettato dalle iniziali incomprensioni e titubanze, tuttavia si è sempre manifestato. Se non fosse accaduto oggi vivremo nelle palafitte. Quindi, dal mio punto di vista, dobbiamo forzatamente mettere da parte la paura a favore della ragione, al fine di poter comprendere meglio gli eventi che si stanno rapidamente susseguendo. Questo ci aiuterà a non perdere il controllo delle situazioni che si andranno via via creando, mantenendo da un lato saldo il legame con la realtà, dall'altro conservare il dominio di controllo su questa trasformazione. Perchè non possiamo nasconderci dai pericoli che ogni rivoluzione epocale ci ha sempre messo di fronte, vedasi la scoperta dell'energia nucleare, del motore a combustione termica, e al concetto stesso di finanza. Pericoli che hanno causato effetti collaterali come morte, distruzione, inquinamento e povertà. Oggi la posta in gioco sembrerebbe essere più alta, addirittura il nostro stesso genoma umano, e il futuro stesso della nostra specie. Se siamo arrivati a questo punto della storia dell'uomo, potrebbe comunque essere per quel lento ma inesorabile processo evolutivo a cui l'uomo può solo lasciarsi trasportare per inerzia. E dobbiamo accettare che questo percorso non è controllabile dagli individui, in quanto si manifesta su una scala temporale ben superiore a quella della longevità umana. Dobbiamo accettarlo, non possiamo modificare ne il passato, ne il futuro. Qualsiasi azione venisse intrapresa ora, non cambierebbe minimamente il nostro destino evolutivo sul macro periodo. Dovremo tacitamente soccombere? No, la mia filosofia di vita è stata sempre quella dell'alleanza, del compromesso, e della diplomazia del bene comune. Alla fine sarà una convivenza di reciprochi interessi proprio come da sempre accade tra la natura e l'uomo. Sono gli equilibri che ci tengono in vita, gli stessi equilibri, gli stessi compromessi e la stessa diplomazia del bene comune che prospera nell'intero Universo da miliardi di anni. Materia e antimateria, energia e vuoto, nascita e morte. Ecco perchè l'intelligenza artificiale non mi dovrebbe spaventare più di tanto, si, mi è indigesta almeno per il momento, poichè mi soffoca la mia fede, il mio senso umano e la mia stessa identità di specie. L'accetto per gravità, per quella forza incontrastabile che lega il nostro pianeta al Sole, il nostro passato al nostro futuro. |
- Di seguito troverete tutte le mie spiegazioni ai vari processi e concetti scientifici, etici e morali, che formano quella che definiremo semplicemente un nuovo mondo parallelo.
IA Intelligenza Artificiale
Photo credit: Airam Dato-on
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L'intelligenza artificiale (AI) è diventata una componente importante di molte tecnologia che oggi usiamo quasi quotidianamente.
Basti pensare ad esempio Alexa, Siri e Google Home. E mentre noi a usiamo "lei" impara a conoscerci dai nostri comportamenti adattandosi sempre più alle nostre necessità, ricoprendo ruoli sempre più importanti nella finanza. nella salute e nell'industria. Ad esempio la ritroviamo nella guida autonoma, nel riconoscimento facciale, nella domotica, all'interno dei nostri smartphone in qualità di chip neuronali, negli algoritmi statistici delle operazioni finanziarie, o ChatGPT quando le chiediamo di svilupparci un testo o un qualsiasi contenuto. Ormai l'AI convive con noi, e questo dovrebbe porci di fronte ad una riflessione.
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Come funziona l'AI?
Ma come funziona l'AI?
E' una tecnologia che si muove agevolmente in un campo multidisciplinare imitando i processi cognitivi umani.
Si può definire un "agente intelligente" che reagisce con l'ambiente circostante tramite una vasta gamma di sensori che lo connettono costantemente con il mondo esterno.
E' una tecnologia che si muove agevolmente in un campo multidisciplinare imitando i processi cognitivi umani.
Si può definire un "agente intelligente" che reagisce con l'ambiente circostante tramite una vasta gamma di sensori che lo connettono costantemente con il mondo esterno.
AI Debole e AI Forte
Photo credit: Andrew Neel
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Si divide essenzialmente in due realtà: l'AI Debole che si pone in aiuto delle attività cognitive umane, e l'AI Forte, che mira a competere di fatto con l'uomo.
L'AI sostanzialmente si basa sull'apprendimento automatico dei nostri comportamenti utilizzando vere e proprie reti neuronali proprio come avviene nel nostro stesso cervello.
Risolve i nostri problemi attraverso la scomposizione in parti più piccole, e gestibili, di problemi più complessi che chiameremo Deep Learning, rafforzando sempre più le proprie capacità attraverso quello che chiameremo Reinforcement Learning.
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Cosa ci guadagna l'AI?
Naturalmente per stimolare questi processi è stato innestato una sorta di "premio" che l'AI ottiene al raggiungimento dell'obiettivo di calcolo.
Attraverso il concetto di Explainability l'Output viene raggiunto attraverso le pratiche con cui l'algoritmo costruisce la sua "logica di pensiero", un'ambiente questo pericolosamente non trasparente racchiuso in una sorta di "scatola nera" su cui l'uomo non è chiamato a interagirvi.
Questo potrebbe identificarsi perfettamente in ChatGPT, dove attraverso i Chatbot è possibile conversare con questa macchina intelligente.
Partendo da una nostra basilare richiesta, un insieme di parole ad esempio, ChatGPT inizia a comporre velocemente un testo articolato come risposta usando quello che viene definito un sistema probabilistico su una successione algoritmica di altre parole plausibili al confezionamento di un ragionamento più complesso e articolato.
Attraverso il concetto di Explainability l'Output viene raggiunto attraverso le pratiche con cui l'algoritmo costruisce la sua "logica di pensiero", un'ambiente questo pericolosamente non trasparente racchiuso in una sorta di "scatola nera" su cui l'uomo non è chiamato a interagirvi.
Questo potrebbe identificarsi perfettamente in ChatGPT, dove attraverso i Chatbot è possibile conversare con questa macchina intelligente.
Partendo da una nostra basilare richiesta, un insieme di parole ad esempio, ChatGPT inizia a comporre velocemente un testo articolato come risposta usando quello che viene definito un sistema probabilistico su una successione algoritmica di altre parole plausibili al confezionamento di un ragionamento più complesso e articolato.
Tuttavia questa app generativa non ha consapevolezza alcuna sugli argomenti, piuttosto si limita a calcolare le probabilità del loro funzionamento.
- Approfondimenti video:
Facciamo qualche domanda all'AI
Ad esempio potremo porle anche una domanda su quanto possa incidere il fattore antropomorfo sul riscaldamento globale, ottenendo una risposta esaustiva sulle motivazioni analizzando una quantità enorme di informazioni all'interno dello stesso Big Data.
Potremo anche fornirle dei dati scritti, fotografici e video, ottenendo così un documentario visivo.
Potremo anche fornirle dei dati scritti, fotografici e video, ottenendo così un documentario visivo.
Alla domanda cosa sono le Fakenews ci dirà che stanno diventando sempre più convincenti al fine di manipolare porzioni sempre più vaste di masse sociali al fine di frammentare e dividere le società ad esempio di paesi nemici coinvolti in un conflitto di interessi.
Si preavvisano tempi duri per il complottismo.
Si preavvisano tempi duri per il complottismo.
L'AI migliorerà la nostra salute e ci allungherà la vita?
Photo credit: RDNE Stock project
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Anche in campo medico ritroveremo questa nuova tecnologia.
Partendo dal riversamento dei dati del paziente, cartelle cliniche, esami, radiografie e quant'altro, i Chatbot andranno a scandagliare un campo probabilistico enorme su esperienze globali dello stesso argomento. Si potranno così ottenere diagnosi più veloci al fine di ottimizzare nel tempo le terapie, soprattutto nell'ambito delle malattie rare dove i medici si muovono in un'ambiente ancora poco sperimentato traendo beneficio dall'esperienza globale in un determinato contesto clinico. Una Big Data di grandi volumi di dati del nostro genoma creeranno modelli sempre più predittivi ed affidabili, lasciando alle competenze mediche più spazio al rapporto umano con il paziente. |
Ma anche sotto il profilo pubblico delle ricerche del cosiddetto "Dottor Google", le persone potranno benificiare di questa tecnologia per ottenere risposte più idonee e precise alle loro ricerche preventive.
In questo nuovo ambiente della medicina si integreranno quell'immensa mole di misurazione biometriche effettuate continuamente da milioni di individui ad esempio nelle misurazioni glicemiche per quanto riguarda il diabete, solo per fare un esempio.
I nuovi pilastri della medicina
Questa nuova sfera della medicina si divide in tre grandi pilastri:
Il primo pilastro è quello della democrazia digitale che coinvolgerà direttamente ogni singolo paziente.
Il secondo pilastro coinvolgerà allo stesso modo il sanitario mentre il terzo pilastro creerà di fatto le condizioni alla riduzione dei compiti ripetitivi dei sanitari dando più spazio, come già accennato, al rapporto diretto con i pazienti.
Il primo pilastro è quello della democrazia digitale che coinvolgerà direttamente ogni singolo paziente.
Il secondo pilastro coinvolgerà allo stesso modo il sanitario mentre il terzo pilastro creerà di fatto le condizioni alla riduzione dei compiti ripetitivi dei sanitari dando più spazio, come già accennato, al rapporto diretto con i pazienti.
- Approfondimenti video:
Come impara l'AI?
Photo credit: Cottombro Studio
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Gli algoritmi sono alla base di questi processi statistici e probabilistici all'interno delle reti neuronali.
Uno dei campi in cui l'AI è stata testata con successo è quello del gioco degli scacchi, dove attraverso una multitudine di simulazioni di gioco con se stessa, l'AI ha imparato le regole e le strategie più profonde per vincere, applicandole conseguentemente nel settore ad esempio della finanza.
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Attraverso lo sport l'AI ha imparato a riconoscere i movimenti del corpo umano tracciando i comportamenti predittivi che abitualmente anticipano le varie azioni del gioco. In questo modo impara sempre più ad essere noi, a imitarci in tutti i nostri più infinitesimali comportamenti della nostra vita, quasi come hanno saputo fare i cinesi copiando le nostre strategie e tecnologie occidentali diventando la potenza che oggi rappresentano.
E anche questo dovrebbe essere un'ulteriore spunto di riflessione sui possibili scenari futuri.
E anche questo dovrebbe essere un'ulteriore spunto di riflessione sui possibili scenari futuri.
L'AI arriverà ad avere una coscienza propria?
Arriviamo ora ad uno dei concetti filosofici più dibattuti nei tempi recenti di questa tecnologia, quello della coscienza robotica.
Un Chatbot può arrivare ad avere una coscienza propria?
L'AI fa esperienza diretta nell'ambiente in cui si esprime proprio come l'essere umano, attraverso quella multitudine di sensori che la connettono con il mondo a lei esterno, quello della materia in cui viviamo noi.
Di fatto il tema della coscienza umana è ancora specularmente dibattito negli ambiti scientifici e filosofici poichè ancora non è ben chiaro come essa si manifesti. L'AI potrebbe suggerirci una visione più tangibile di questo argomento.
Perchè siamo coscienti?
In teoria perchè sentiamo le emozioni nel nostro interagire con l'ambiente naturale come in quello digitale.
Un Chatbot può arrivare ad avere una coscienza propria?
L'AI fa esperienza diretta nell'ambiente in cui si esprime proprio come l'essere umano, attraverso quella multitudine di sensori che la connettono con il mondo a lei esterno, quello della materia in cui viviamo noi.
Di fatto il tema della coscienza umana è ancora specularmente dibattito negli ambiti scientifici e filosofici poichè ancora non è ben chiaro come essa si manifesti. L'AI potrebbe suggerirci una visione più tangibile di questo argomento.
Perchè siamo coscienti?
In teoria perchè sentiamo le emozioni nel nostro interagire con l'ambiente naturale come in quello digitale.
Ma cos'è la coscienza?
Photo credit: David Cassolato
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La coscienza è quella forma di dialogo interiore che attuiamo costantemente prima di decidere sui nostri comportamenti quotidiani.
Questo aspetto potrebbe essere implementato nei robot insegnando loro a riconoscersi, tra le altre cose, allo specchio. Una capacità esclusiva della nostra specie che porterebbe all'autoconfessione di se, all'uso dei meccanismi etici e morali sui quali affidiamo le nostre decisioni finali. Per ora i robot rimangono circoscritti all'interno della loro scatola chiusa, lasciando noi a ispirarci alle leggi robotiche di Asimov. Quello di cui stiamo parlando è della "saggezza robotica", che è il passo successivo all'intelligenza robotica, per poi entrare anche nella questione etica sulla clonazione delle cellule umane e di tutti quegli aspetti inscrivibili in quello che più complessivamente si identifica come transumanesimo.
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L'anello di congiunzione: il Metaverso
Photo credit: Andrea Piacquadio
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Entriamo ora in quello che è l'anello di congiunzione tra il mondo dell'AI e il nostro.
Il Metaverso è quell'ambiente virtuale in cui le persone possono interagire tra loro, abbattendo le barriere fisiche e geografiche del nostro mondo reale. Questo ambiente non è nuovo, ma nasce circa vent'anni fa con SecondLife, che a sua volta ha generato un nuovo ambiente finanziario quello che ancora è chiamato Cryptovaluta, CryptArt, BitCoin e molto altro. Ma sarà la fusione di questo mondo con l'AI a gettare le fondamenta di una vera e propria rivoluzione transumanistica globale dove qualsiasi scenario, anche quello più spaventoso, potrebbe concretizzarsi entro la fine di questo secolo se non prima. Questo nuovo mondo darebbe la possibilità ai disabili di vivere senza discriminazioni e rinunce, come viceversa potrebbe far nascere poteri occulti di cui già il complottismo ne delinea gli scenari più catastrofici. Ma qui potremo ritornare agevolmente nell'ambito della disinformazione perpetuata a scopi di terrore mediatico al fine di influenzare le masse e le società ai fini politici dei governi.
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E qui nasce un'ulteriore doverosa riflessione su quanto le persone resteranno consapevoli degli stessi strumenti che stanno utilizzando come pure sulla questione dei dati sensibili che vi riverseranno.
Approfondimenti video:
ll Big Data: la casa dell'AI
Photo credit: Markus Spiske
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Ritorneremo quindi a trattare l'argomento del Big Data, quell'insieme immenso di dati proveniente da una molteplicità di fonti e media diversi generando quel volume, quella varietà e quella velocità su cui questo fenomeno progredisce in modo quasi incontrollato.
Dati strutturati come video, e destrutturati come testi e immagini, che nel loro insieme formano il fertilizzante di crescita dell'intelligenza e della coscienza robotica, ma anche specularmente di una nuova e insidiosa forma di ricchezza e potere di governi e corporazioni. Potremo definirlo il nuovo petrolio a buona pace dei detrattori della transizione elettrica. Prima si era ricchi se si avevano più cose, oggi le cose sono state sostituite dai dati. Esempio sono le nuove aziende informatiche come Facebook, Instagram, TiKTok che non tanto segretamente si stanno appropriando quasi legalmente di un volume planetario di dati seppur indiretti, quelli dei nostri comportamenti e non quelli strettamente personali. Ma in un prossimo futuro questi dati potranno coinvolgere sempre più l'individuo stesso generando una profilazione accurato di ognuno di noi. Un vero è proprio danno alla privacy di miliardi di persone che si vedranno rifiutare, ad esempio, una candidatura ad una nuova posizione lavorativa non sulla base del proprio curriculum vitae presentato, ma su tutti quei dati accessibili della propria sfera privata raccolti ad esempio dagli stessi social network. La cosiddetta Web reputation diventerebbe un vero e proprio nemico della persona.
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Ansia, paura, controllo
Photo credit: Samer Daboul
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Entriamo così in quello che viene definito come l'effetto collaterale psicologico ai danni soprattutto delle persone più deboli, generando un'ansia diffusa e sempre più incisiva nella vita quotidiana degli individui.
E' quindi l'interazione con l'AI che potrebbe danneggiare e compromettere i rapporti sociali tra le masse. L'abuso stesso di questa tecnologia hanno già creato nuove sindromi come quella di Hikikomori diffusasi recentemente tra i giovani i quali tenderebbero a isolarsi progressivamente nella solitudine domestica. Una sorta di "discriminazione algoritmica" chiamata anche Algoretica, dove si richiama l'attenzione nel dare un etica a queste nuove strumentalità tecnologiche e agli stessi algoritmi, dove oggi come oggi, purtroppo, non esiste ancora una vera e propria regolamentazione.
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Che fine faremo?
A questo punto verrebbe da porsi la domanda delle domande: l'AI potrebbe davvero estinguerci?
E anche su questo punto si apre l'argomentazione complottista più incontrollata, dove la paura tende a sostituirsi alla ragione generando ulteriore ansia da estinzione.
E in questa sfera dovrebbe intervenire l'educazione profonda e massiva delle popolazioni.
E anche su questo punto si apre l'argomentazione complottista più incontrollata, dove la paura tende a sostituirsi alla ragione generando ulteriore ansia da estinzione.
E in questa sfera dovrebbe intervenire l'educazione profonda e massiva delle popolazioni.
- Approfondimenti video:
L'etica dell'Intelligenza artificiale secondo il Vaticano
È quasi un'inerzia, una forma simile a quella di gravità, quella che ci attrae verso il progresso
Da un incontro con Mario Coletti, docente alla IULM di Milano ed esperto riconosciuto di intelligenza artificiale nei campi dell'analisi dei dati e del marketing
Internet distruggerà la democrazia? E l'intelligenza artificiale cosa distruggerà? Domande ormai sempre più ricorrenti ma che hanno origini in tempi molto più remoti di quanto si possa immaginare. Perché quella che oggi chiamiamo A.I. ha avuto origine già dalle prime scritture sanscrite. Ed è la nostra stessa evoluzione di specie che ci ha portato a questa nuova era della nostra specie che vogliamo credere non appartenere alla nostra esistenza umana ma che invece non potrebbe essere altro che una sua naturale trasformazione come tante altre avvenute in passato.
Mario Coletti, professore all'Università IULM di Milano ma con residenza a Londra e una scia di successi nel campo delle Digital Company come Nextatlas, Capgemini Consulting, Geometry Global, Ogilvy, WPP e Partner, Sparco S.p.A., ha ben chiaro il percorso culturale che ci ha portati ad una radicale impronta evolutiva della nostra civiltà. Da cultura scritta a cultura visiva; così un'altra volta nella storia i libri stanno quasi scomparendo come già avvenuto tra il 1.200 e 1.600 A.C. Quindi dallo scritto al verbale al visivo. Oggi le nuove generazioni comunicano e apprendono prevalentemente da un immenso flusso continuo di immagini e dati multimediali totalmente anacronistici, sulla base matematica di un codice binario invisibile alla cognizione umana (quello che contiene solo numeri 1 e 0 in un ordine apparentemente casuale). Ma questo è un bene o un male? Potrà l'intelligenza artificiale minacciare, o addirittura sostituire, la nostra specie? Come per tutte le innovazioni è un bene quando sarà usata per il fabbisogno umano, inteso come capitale umano. Poi ovviamente c'è chi potrà usarla nella sua declinazione malevola. Ma per poter capire cos'è realmente l'Intelligenza Artificiale dobbiamo prima comprendere cos'è l'intelligenza. E la risposta sembra essere ovvia: è quella capacità arcaica di risolvere un problema. E questo non solo per quanto riguarda noi, ma tutto il mondo animale e biologico, mentre l'intelligenza artificiale è una "scienza derivata" che si occupa di sviluppare altre macchine intelligenti. Quindi, alla base di qualsiasi concetto di intelligenza, ci sono tre capacità cognitive imprescindibili: apprendere, ragionare e migliorare. Con la differenza che mentre l'intelligenza umana è emanata su processi organici deperibili, quella artificiale è supportata da cellule inorganiche indistruttibili. |
E questo può metterci di fronte a qualche supposizione etica sicuramente scomoda. Ma allora perché intraprendere una strada così rischiosa? Per il semplice motivo che l'uomo non può fare a meno della sua indole esplorativa, e non saremmo quello che siamo oggi se non fosse stato così. È quasi un'inerzia, una forma simile a quella di gravità, quella che ci attrae verso il progresso. Contrariamente saremo rimasti all'età della pietra e non avremmo mai potuto comunicare tra di noi alla velocità di un semplice battito di polpastrello sul vetro di uno smartphone., evolverci guardando nelle profondità del cosmo alla ricerca di una risposta alla domanda: chi siamo e perchè esistiamo. Ma i vantaggi dell'intelligenza artificiale sono altrettanto interessanti come quello di ridurre la fatica umana e allungare la vita. Tra gli svantaggi, oltre quello più remoto di una sostituzione di specie c'è quello più realistico della tutela dei dati personali. E alla domanda se stiamo correndo troppo questa nuova tecnologia tanto nuova non è; dobbiamo andare indietro di un bel po' di decenni per scoprire una verità ben diversa. La storia dell'intelligenza artificiale inizia a fare i suoi primi passi nel nostro mondo grazie al matematico britannico Alan Turing (Londra, 23 giugno 1912 – Wilmslow, 7 giugno 1954), quando alla fine del 1940 costruisce un dispositivo elettromeccanico capacedi decifrare i messaggi di Enigma, a sua volta la macchina di lettura e decifrazione dei codici segreti di Hitler ideata da Arthur Scherbius nel 1918. Successivamente sarà la NASA ad utilizzare una sorta di primitivo modello di intelligenza artificiale nella missione Apollo 11 del 1969. Già a partire dal 1982 Honda inizia a sviluppare robot che camminano autonomamente, saltano e stanno in equilibrio, ma solo con la nascita di Tesla arriveremo alla quasi totale perfezione di movimento. Ma se questo non rendesse sufficientemente l'idea di cosa stiamo parlando, basta dire che oggi un normalissimo smartphone da poche centinaia di Euro possiede 1.300 volte tanto la capacità di calcolo del computer di bordo della missione Apollo. E questo potrebbe essere un altro dei problemi che potrebbero affacciarsi nei prossimi anni. L'equivalente di un'indigestione globale di dati che potrebbe portare i modelli di intelligenza artificiale a commettere degli errori, in un periodo dove la nostra specie basa il proprio modo di ragionare su un numero di parametri sempre minore rendendoci di fatto meno predittivi e quindi potenzialmente meno responsabili. Già a partire da "The Big Data Challenge" si parla della difficoltà degli algoritmi nel gestire l'esponenziale crescita della quantità di dati presenti nel World Wide Web. Ma più di "quantità" l'intelligenza artificiale dovrebbe alimentarsi di "qualità", di dati significativi e soprattutto reali. Mentre in passato i dati venivano gelosamente conservati nei singoli database di istituzioni e aziende, oggi sono infatti riversati quasi interamente nel "cloud" (nuvola di dati), ovvero quei milioni di server collegati tra loro e distribuiti nell'intera superficie planetaria. Attualmente i dati presenti in Internet sono oltre quaranta miliardi di miliardi (un quinto del numero di stelle presenti nella nostra galassia), e l'intelligenza artificiale li può raggiungere tutti con rischio però di generare una sorta di "confusione mentale". E poi c'è pure quella "Black Box", un sistema simile proprio ad una scatola nera di un moderno aereo di linea, il cui funzionamento interno non è visibile o addirittura ignoto anche agli esperti. E questo solo per quanto riguarda l'aspetto tecnico e scientifico, ma non dobbiamo dimenticare anche il campo dell'etica e della sicurezza che questa nuova realtà potrebbe influenzare negativamente. Uno degli organismi più attivi in questo argomento è la "Pontificia Accademia per la Vita" che nel 2020, in netto anticipo rispetto all'esplosione di questo contesto, ne inaugura il "Rome Call for AI Ethics" insieme a Microsoft, IBM, Fao e il Dipartimento italiano dell’innovazione tecnologica, al fine di alzare i paletti oltre i quali i vantaggi potrebbero diventare svantaggi proprio per la stessa nostra specie. Quindi assieme al neologismo di Intelligenza Artificiale nasce anche quello di Algoretica e Antropocentrismo, al fine di prevenire un impatto negativo sui diritti umani. e quella "civiltà dello spirito" che Papa Francesco difende.
Tre le aree di impatto del documento: Etica: "Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti". Istruzione: "Trasformare il mondo attraverso l'innovazione dell'intelligenza artificiale significa impegnarsi a costruire un futuro per e con le generazioni più giovani". Diritti: "Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale al servizio dell’umanità e del pianeta deve riflettersi in normative e principi che proteggano le persone, in particolare quelle deboli e svantaggiate, e gli ambienti naturali". Sono invece sei i principi fondamentali: 1 Trasparenza "I sistemi di intelligenza artificiale devono essere comprensibili a tutti". 2 Inclusione "Questi sistemi non devono discriminare nessuno perché ogni essere umano ha pari dignità". 3 Responsabilità "ci deve sempre essere qualcuno che si assume la responsabilità di ciò che fa una macchina". 4 Imparzialità "I sistemi di intelligenza artificiale non devono seguire o creare pregiudizi". 5 Affidabilità "L'intelligenza artificiale deve essere affidabile". 6 Sicurezza e privacy "Questi sistemi devono essere sicuri e rispettare la privacy degli utenti". Infine, quello che spaventa Padre Paolo Benanti (docente alla Pontificia Università Gregoriana e presso l’Università di Seattle nonchè consigliere di Papa Francesco) non è infatti l'intelligenza artificiale in se, ma la stupidità umana che potrebbe di fatto lasciarsi prendere la mano. Mentre il Mons. Vincenzo Paglia ci invita a riconoscere, e poi ad assumersi, la responsabilità che deriva dalla moltiplicazione delle opzioni rese possibili dalle nuove tecnologie digitali.
Ma a che punto è il livello di intelligenza artificiale rispetto a quella umana? Se fino a qualche anno fa Chapt GPT (il chatterbot di OpenAi) rispondeva a "nero" alla nostra domanda "di che colore era il cavallo bianco di Napoleone Bonaparte", oggi risponde semplicemente "bianco". Aveva già il senso dello Humor? Cosa che sarebbe di per sé piuttosto esplicativa sull'inquietante futuro di una possibile autocosapevolezza. O è semplicemente inciampata dritta nel gioco di parole?
Restando nella tematica evolutiva di questa tecnologia dobbiamo sicuramente accettare che gli americani sono avanti in questo settore, da sempre pionieristi in qualsiasi campo che includa il potere e la supremazia. Lo hanno fatto con IBM, che ha sviluppato il modo di usare grandi quantità di dati, e con Apple che ne ha concesso l'uso democratico a livello globale (in cambio di dati). Tuttavia i cinesi e i coreani non sono rimasti a guardare, e lo hanno fatto fin troppo bene migliorando nel tempo le tecnologie occidentali trasformando Samsung ,Huawei, Honda e Byd, per citarne alcune, leader indiscussi nel loro mercato di appartenenza e nella corsa verso l'intelligenza artificiale. E questo si riflette inevitabilmente non solo in ambito finanziario, ma anche nel contesto ben più fragile degli equilibri geopolitici internazionali generando un'ulteriore dose di tensione e di competitività tra occidente e oriente, interconettendosi di fatto anche con la spaccatura dell'asse quasi verticale che comprende i recenti conflitti tra Russia e Ucraina e le inarrestabili ostilità tra Iran e Israele. In un contesto geopolitico così critico e instabile, il ruolo dell'intelligenza artificiale si inserisce e si sviluppa soprattutto nel contesto militare, come del resto è sempre accaduto, e questo potrebbe portare a una rivalutazione del concetto di deterrenza (ad esempio nucleare) e alla nascita di una non meno insidiosa "era della deterrenza informatica".
Stefano Mitrione
Tre le aree di impatto del documento: Etica: "Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti". Istruzione: "Trasformare il mondo attraverso l'innovazione dell'intelligenza artificiale significa impegnarsi a costruire un futuro per e con le generazioni più giovani". Diritti: "Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale al servizio dell’umanità e del pianeta deve riflettersi in normative e principi che proteggano le persone, in particolare quelle deboli e svantaggiate, e gli ambienti naturali". Sono invece sei i principi fondamentali: 1 Trasparenza "I sistemi di intelligenza artificiale devono essere comprensibili a tutti". 2 Inclusione "Questi sistemi non devono discriminare nessuno perché ogni essere umano ha pari dignità". 3 Responsabilità "ci deve sempre essere qualcuno che si assume la responsabilità di ciò che fa una macchina". 4 Imparzialità "I sistemi di intelligenza artificiale non devono seguire o creare pregiudizi". 5 Affidabilità "L'intelligenza artificiale deve essere affidabile". 6 Sicurezza e privacy "Questi sistemi devono essere sicuri e rispettare la privacy degli utenti". Infine, quello che spaventa Padre Paolo Benanti (docente alla Pontificia Università Gregoriana e presso l’Università di Seattle nonchè consigliere di Papa Francesco) non è infatti l'intelligenza artificiale in se, ma la stupidità umana che potrebbe di fatto lasciarsi prendere la mano. Mentre il Mons. Vincenzo Paglia ci invita a riconoscere, e poi ad assumersi, la responsabilità che deriva dalla moltiplicazione delle opzioni rese possibili dalle nuove tecnologie digitali.
Ma a che punto è il livello di intelligenza artificiale rispetto a quella umana? Se fino a qualche anno fa Chapt GPT (il chatterbot di OpenAi) rispondeva a "nero" alla nostra domanda "di che colore era il cavallo bianco di Napoleone Bonaparte", oggi risponde semplicemente "bianco". Aveva già il senso dello Humor? Cosa che sarebbe di per sé piuttosto esplicativa sull'inquietante futuro di una possibile autocosapevolezza. O è semplicemente inciampata dritta nel gioco di parole?
Restando nella tematica evolutiva di questa tecnologia dobbiamo sicuramente accettare che gli americani sono avanti in questo settore, da sempre pionieristi in qualsiasi campo che includa il potere e la supremazia. Lo hanno fatto con IBM, che ha sviluppato il modo di usare grandi quantità di dati, e con Apple che ne ha concesso l'uso democratico a livello globale (in cambio di dati). Tuttavia i cinesi e i coreani non sono rimasti a guardare, e lo hanno fatto fin troppo bene migliorando nel tempo le tecnologie occidentali trasformando Samsung ,Huawei, Honda e Byd, per citarne alcune, leader indiscussi nel loro mercato di appartenenza e nella corsa verso l'intelligenza artificiale. E questo si riflette inevitabilmente non solo in ambito finanziario, ma anche nel contesto ben più fragile degli equilibri geopolitici internazionali generando un'ulteriore dose di tensione e di competitività tra occidente e oriente, interconettendosi di fatto anche con la spaccatura dell'asse quasi verticale che comprende i recenti conflitti tra Russia e Ucraina e le inarrestabili ostilità tra Iran e Israele. In un contesto geopolitico così critico e instabile, il ruolo dell'intelligenza artificiale si inserisce e si sviluppa soprattutto nel contesto militare, come del resto è sempre accaduto, e questo potrebbe portare a una rivalutazione del concetto di deterrenza (ad esempio nucleare) e alla nascita di una non meno insidiosa "era della deterrenza informatica".
Stefano Mitrione
Chi sono io?
Photo credit: Alex Knight
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Ma chiediamo a Pepper cosa ne pensa a riguardo.
I robot potrebbero o vorrebbero sostituire gli essere umani? Pepper risponde cos': se non ci fossero più gli esseri umani noi non avremo più senso di esistere. E qui si apre un'ulteriore grande domanda a cui tutti vorrebbero una risposta: Chi sono io.
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Video banner: Tima Miroshnichenko
Photo credits: Tima Miroshnichenko, Pixabay, Brett Sayles